"I reati all'interno della famiglia"
Un convegno per affrontare un tema scottante. Presente C. Gravina, procuratore capo presso il Tribunale di Matera
lunedì 13 maggio 2013
11.14
"I reati all'interno della famiglia: dalla prevenzione alle repressione, l'abuso dei mezzi di correzione e di disciplina processuale". Se ne è parlato lo scorso 10 maggio in un convegno organizzato dall'associazione avvocati "S. Passarelli" di Altamura, in collaborazione con gli Ordini degli avvocati di Bari e di Matera. Tra i relatori presenti, Celestina Gravina, procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Matera che ha portato la testimonianza della sua esperienza presso la Procura di Milano durata ben 27 anni. Uno dei suoi ultimi processi a Milano ha riguardato la mala calabrese, terminato con la condanna di tutti i principali imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, un reato che per anni a Milano non era più stato contestato.
Il convegno è partito con i dati tracciati dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), secondo cui la violenza domestica è un fenomeno molto diffuso (in tutte le fasce sociali) e che riguarda ogni forma di abuso psicologico, fisico, sessuale e le varie forme di comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. Un dato certo: non è possibile conoscere con esattezza il numero delle donne che hanno subito terribili esperienze di violenza, perché non tutte denunciano l'accaduto alle autorità. Secondo una stima riportata nel discorso introduttivo dell'avvocato Antonio Santeramo, presidente dell'associazione "Passarelli", oltre il 90% delle vittime non denuncerebbe il fatto.
Un rapporto Eures-Ansa ha portato alla luce un'altra grave conseguenza della violenza domestica: si è scoperto che un omicidio su 4 in Italia avviene in famiglia, tra le mura domestiche; il 70% delle vittime sono donne e in 8 casi su 10 l'autore è un uomo. Ne consegue che "la famiglia uccide più dei criminali". Se da una parte calano di un terzo gli omicidi, rispetto a 20 anni fa, dall'altra, però, aumentano pericolosamente i delitti che si consumano tra le mura domestiche. Come ha dichiarato lo stesso Santeramo, i problemi vanno di pari passo con lo sgretolarsi delle famiglie: «Nelle coppie l'80% degli omicidi avviene nelle fasi in cui la relazione sta finendo o quando è appena finita. Nell'85% dei casi, l'omicida è l'uomo, sia perchè di solito sono le donne a lasciare sia perchè per l'uomo è più difficile accettare di essere lasciato. A volte poi ci sono questioni di "onore", specie nei piccoli paesi, oppure economiche, come la perdita della casa, ma anche di affetto, come le difficoltà per vedere i figli».
Inoltre, una delle forme più orribili di violenza, sia fisica sia psichica, è quella perpetrata nei confronti di bambini. La nozione di maltrattamento e abuso nei confronti del minore (o anche maltrattamenti in famiglia sui minori) è davvero ampia e spesso il tema non è considerato in tutta la sua pienezza. Comportamenti che singolarmente potrebbero essere solo moderatamente riprovevoli, in un contesto di sistematicità e ripetizione, si traducono in una fattispecie gravissima in grado di pregiudicare anche definitivamente, lo sviluppo psicofisico del minore. Percosse, carenze affettive, mancanza di cure, assegna di sorveglianza, esposizione a continue liti e discussioni (violenza assistita) sono solo alcuni dei possibili esempi. Spesso, infatti, la mancata conoscenza dell'intero vissuto familiare che caratterizza la storia del minore porta a relegare nell'occasionalità fatti che, al contrario, dovrebbero essere "letti" in tutta la loro reale importanza e che meriterebbero sempre il giusto approfondimento.
Questi gli argomenti trattati nel corso del convegno che ha visto la partecipazione anche di Manuel Virgintinno, presidente del Consiglio dell'Ordine Avvocati di Bari, Nicola Rocco, presidente del Consiglio dell'Ordine avvocati di Matera e Vitantonio Petronella, dirigente scolastico Don Milani di Altamura.
Il convegno è partito con i dati tracciati dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), secondo cui la violenza domestica è un fenomeno molto diffuso (in tutte le fasce sociali) e che riguarda ogni forma di abuso psicologico, fisico, sessuale e le varie forme di comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare. Un dato certo: non è possibile conoscere con esattezza il numero delle donne che hanno subito terribili esperienze di violenza, perché non tutte denunciano l'accaduto alle autorità. Secondo una stima riportata nel discorso introduttivo dell'avvocato Antonio Santeramo, presidente dell'associazione "Passarelli", oltre il 90% delle vittime non denuncerebbe il fatto.
Un rapporto Eures-Ansa ha portato alla luce un'altra grave conseguenza della violenza domestica: si è scoperto che un omicidio su 4 in Italia avviene in famiglia, tra le mura domestiche; il 70% delle vittime sono donne e in 8 casi su 10 l'autore è un uomo. Ne consegue che "la famiglia uccide più dei criminali". Se da una parte calano di un terzo gli omicidi, rispetto a 20 anni fa, dall'altra, però, aumentano pericolosamente i delitti che si consumano tra le mura domestiche. Come ha dichiarato lo stesso Santeramo, i problemi vanno di pari passo con lo sgretolarsi delle famiglie: «Nelle coppie l'80% degli omicidi avviene nelle fasi in cui la relazione sta finendo o quando è appena finita. Nell'85% dei casi, l'omicida è l'uomo, sia perchè di solito sono le donne a lasciare sia perchè per l'uomo è più difficile accettare di essere lasciato. A volte poi ci sono questioni di "onore", specie nei piccoli paesi, oppure economiche, come la perdita della casa, ma anche di affetto, come le difficoltà per vedere i figli».
Inoltre, una delle forme più orribili di violenza, sia fisica sia psichica, è quella perpetrata nei confronti di bambini. La nozione di maltrattamento e abuso nei confronti del minore (o anche maltrattamenti in famiglia sui minori) è davvero ampia e spesso il tema non è considerato in tutta la sua pienezza. Comportamenti che singolarmente potrebbero essere solo moderatamente riprovevoli, in un contesto di sistematicità e ripetizione, si traducono in una fattispecie gravissima in grado di pregiudicare anche definitivamente, lo sviluppo psicofisico del minore. Percosse, carenze affettive, mancanza di cure, assegna di sorveglianza, esposizione a continue liti e discussioni (violenza assistita) sono solo alcuni dei possibili esempi. Spesso, infatti, la mancata conoscenza dell'intero vissuto familiare che caratterizza la storia del minore porta a relegare nell'occasionalità fatti che, al contrario, dovrebbero essere "letti" in tutta la loro reale importanza e che meriterebbero sempre il giusto approfondimento.
Questi gli argomenti trattati nel corso del convegno che ha visto la partecipazione anche di Manuel Virgintinno, presidente del Consiglio dell'Ordine Avvocati di Bari, Nicola Rocco, presidente del Consiglio dell'Ordine avvocati di Matera e Vitantonio Petronella, dirigente scolastico Don Milani di Altamura.