I danni provocati all'agricoltura dal maltempo degli ultimi mesi

Nicola Dibenedetto: «La soluzione potrebbe essere nella stipula di una polizza». Ma le campagne continuano a spopolarsi

giovedì 14 luglio 2011 13.00
A cura di Anna Maria Colonna

Nel giro di pochi mesi tre eventi atmosferici calamitosi hanno colpito Altamura, danneggiando colture, immobili e strade. Il primo a marzo, gli ultimi due a giugno. Per il nubifragio di marzo sono stati complessivamente calcolati 1,5 milioni di euro di danni. Il maltempo dell'8 giugno ha interessato soprattutto le zone di campagna, quello del 30 giugno il centro abitato. In tutti e tre i casi c'è stata, da parte dell'Amministrazione comunale, la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale.

Eventi metereologici con un'estensione varia e ben localizzata. «Bastava un chilometro di distanza per ritrovare situazioni molto differenti», spiega Nicola Dibenedetto, consigliere delegato del Sindaco per l'Agricoltura. Il maltempo dell'8 giugno ha danneggiato maggiormente i raccolti, in particolare nella zona di via Corato, anche perché, a differenza del 30 giugno, i campi di grano non erano stati ancora trebbiati. Tra l'altro, oltre al grano, danni ha subito soprattutto l'orzo, la cui spiga, per conformazione, è portata a spezzarsi con più facilità. Da non trascurare le leguminose, seminate quest'anno in maggiori quantità grazie ad alcuni contributi. Per un territorio a vocazione cerealicola come il nostro, ben si comprende come possa incidere sulle tasche degli agricoltori un evento di tale portata.

«Il maltempo dell'8 giugno ha raggiunto anche punte del 90% per quanto riguarda i danni sul raccolto», continua Dibenedetto. «L'evento calamitoso non è più un fatto straordinario, fa ormai parte del nostro clima». Come fronteggiare, dunque, situazioni come quelle che si sono verificate ad Altamura negli ultimi mesi? Dibenedetto ha partecipato ad una riunione presso la Provincia, convocata dagli assessori all'Agricoltura Francesco Caputo e alle Attività produttive Onofrio Resta.

«Durante quell'incontro - spiega Dibenedetto - le priorità affrontate riguardavano prevalentemente le colture a ciclo pluriannuale, per le quali le conseguenze del danno vengono conteggiate nell'arco dei tre anni successivi. A differenza nostra, che avevamo un danno immediato sulle culture prossime al raccolto. Quel giorno si è parlato di fondi provinciali e regionali per la stipula di polizze antigrandine. Quindi l'idea di base, oltre al contributo indiretto, cioè ad agevolazioni intese come contributi agricoli, è quella della prevenzione attraverso la stipula di assicurazioni. La Regione interviene con l'80% del rimborso sulla polizza. A prescindere dal danno o meno, mostrando la stipula del contratto, l'anno successivo l'80% della polizza viene rimborsata». Una soluzione, in passato, tipica delle colture intensive, attualmente proposta anche per quelle estensive. «In caso di danno - chiarisce Dibenedetto - il perito fa una stima e c'è il rimborso. Il Consorzio di Difesa delle Colture Intensive, un ente abilitato regionale, redige dei rapporti di mancato reddito e valuta la stima dei danni. Penso che quella della polizza sia la strada migliore da percorrere nel futuro. Anche se le istituzioni, la Regione daranno dei soldi per i danni subiti, non sarà nell'immediato. Con l'assicurazione, rilevando il danno, si può ottenere la somma del mancato reddito per portare avanti l'attività».

Per quanto riguarda i danni provocati dagli ultimi eventi atmosferici calamitosi, «gli assessori Resta e Caputo si sono impegnati a dare contributi indiretti, cercando di ridurre un po' la pressione contributiva e fiscale sull'agricoltura. In questo caso si farebbe una cernita aiutando chi è davvero agricoltore».

«Insieme alle associazioni di categoria - annuncia Dibenedetto - organizzeremo degli incontri con gli agricoltori per spiegare meglio la questione della polizza. Sto, inoltre, organizzando per settembre un convegno nazionale in cui si parlerà di agricoltura, zootecnia e pastorizia nel territorio di Altamura. Il problema non è tanto ripopolare le campagne, ma evitare che continuino a spopolarsi. Ad andarsene sono soprattutto i giovani. Venendo a mancare anche un buon reddito, oltre ad esserci una qualità della vita pessima, queste sono le conseguenze».