Grano importato, anche Altamura partecipa alla mobilitazione
Protesta pacifica contro prodotti illegalmente spacciati come “made in Puglia”. Si attendono i risultati delle analisi. Il grano arrivato in Puglia è destinato anche alla nostra città
giovedì 8 luglio 2010
12.17
Una mobilitazione a sostegno del progetto "Filiera Agricola Tutta Italiana… Vince il Paese vero". A lanciarla, nei giorni scorsi, la Coldiretti. Un vero e proprio pedinamento dei prodotti agroalimentari importati in Italia, accompagnato da blitz nei porti e alle frontiere. In particolare, gli alimenti "presi di mira" sono le mozzarelle "dei puffi", l'olio alla "clorofilla" e il grano proveniente dall'estero. Prodotti spesso spacciati come "Made in Puglia", marchio che, in questo modo, viene utilizzato illegalmente. La mobilitazione proseguirà fino a domani 9 luglio. Lo scorso 6 luglio, le auto civetta della Coldiretti hanno inseguito camion carichi di prodotti lattiero-caseari provenienti dall'estero - e diretti dal Brennero in Puglia - per conoscere la destinazione della merce. Gli stessi camion hanno scaricato sfoglie di pasta fresca e formaggi tedeschi alla Lidl di Molfetta, due cisterne da 250 quintali di latte cadauna al caseificio Sanguedolce di Andria e una cisterna da 250 quintali di latte al caseificio Valle dei Trulli di Cisternino. Nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Coldiretti Puglia e svoltasi lo scorso 5 luglio a Bari, Aldo Di Luccia, docente presso il Dipartimento di Scienze degli Alimenti della Facoltà di Agraria - Università di Foggia, ha illustrato un progetto di ricerca finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e denominato TUPROMONA. Identificato un marcatore in grado di distinguere le cagliate fresche, cioè quelle utilizzate immediatamente per la produzione delle mozzarelle, da quelle congelate o provenienti dall'estero. Si tratta, dunque, di una "TAC salva mozzarella".
Studi sono stati condotti sulla definizione dell'impronta digitale dell'uva da tavola pugliese mediante l'analisi metabolomica, che permette di distinguere le uve in base alla varietà, all'origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione. Effettuate ricerche circa la risonanza magnetica sull'olio extravergine d'oliva.
Ieri, la Goletta Gialla della Coldiretti ha raggiunto due navi cariche di grano attraccate al porto di Bari. La nave Federal Danube, proveniente dal Quebec (Canada) e battente bandiera cipriota, era carica di 23mila tonnellate di grano; l'altra, la Pyrgos, proveniente da Antigua – Barbados (America centrale caraibica), di cui batteva anche bandiera, era carica di 4mila tonnellate di grano.
"Tutto ciò si traduce in un danno evidente – denuncia il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni – a carico degli imprenditori pugliesi che non riescono a spuntare prezzi equi e remunerativi e a carico dei consumatori che non sanno con quale grano sono prodotti il pane e la pasta che acquistano. Per non parlare dei prezzi che si moltiplicano del 1650% dal grano al pane e del 930% dal grano alla pasta". Nel corso del 2009 sarebbero state importate 1.349.739 tonnellate di grano, pari ad una superficie coltivata di ettari 449.913, contro una produzione pugliese di 937.310 tonnellate e 338.500 ettari di superficie coltivati a cereali in Puglia.
Si parla anche di danni "in termini di impatto ambientale, basti pensare che sommando la tratta che la nave ha compiuto dal Canada per raggiungere Bari e i 758 camion utili per scaricare le 23mila tonnellate di grano, considerando l'andata e il ritorno, si stima una emissione di oltre 15mila tonnellate di CO2".
Il grano scaricato e "pedinato" dalle staffette organizzate dalla Coldiretti Puglia ha preso le più svariate direzioni, da Casillo di Corato a Moramarco di Altamura, da Martimucci di Altamura alla Candela Commerciale di Melfi. A testimoniarlo, la bolla di accompagnamento.
"Assistiamo – ha sottolineato il direttore Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – ad una flessione continua del prezzo del grano, mentre i costi di pane e pasta non accennano a diminuire. A ciò si aggiunge l'annoso problema dell'origine del prodotto agricolo. La Puglia è la regione cerealicola leader in Italia con una Produzione Lorda Vendibile di 230milioni di euro. Nonostante ciò, gli industriali della pasta – conclude il Direttore De Concilio - utilizzano solo il 20% di prodotto regionale, mentre sono 800.000 le tonnellate di grano duro che arrivano nel nostro Paese da Australia, Canada, Bangladesh, Sud America, Messico, Arizona e Texas… per produrre pasta Made in Italy senza che sia indicato in etichetta".
Al sit-in allestito ieri all'uscita del Porto di Bari – Varco della Vittoria, hanno partecipato le Delegazioni provinciali della Coldiretti Puglia. Contemporaneamente un'altra delegazione, entrando dal varco del Lungomare De Tullio, ha raggiunto, sulla motonave "Oltremare", le navi cariche di grano duro. Organizzati anche "comitati di accoglienza" con il compito di intercettare i camion carichi di grano provenienti dal porto di Bari e quelli di prodotti lattiero-caseari provenienti dal Brennero.
Alla protesta pacifica hanno partecipato anche una quarantina di agricoltori altamurani insieme a Michele Ragone, segretario Coldiretti Altamura. Lo stesso sottolinea che "importare il grano dall'estero significa vendere a prezzi stracciati il nostro grano, significa svenderlo. Il prezzo di mercato del grano locale è di 16/17 centesimi al Kg, mentre quello importato dall'estero è di 25/26 centesimi al Kg". Presente anche l'associazione altamurana AltaCultura.
La merce arrivata nel porto sarebbe stata analizzata mediante prelievo di campioni. Si attendono i risultati.
Studi sono stati condotti sulla definizione dell'impronta digitale dell'uva da tavola pugliese mediante l'analisi metabolomica, che permette di distinguere le uve in base alla varietà, all'origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione. Effettuate ricerche circa la risonanza magnetica sull'olio extravergine d'oliva.
Ieri, la Goletta Gialla della Coldiretti ha raggiunto due navi cariche di grano attraccate al porto di Bari. La nave Federal Danube, proveniente dal Quebec (Canada) e battente bandiera cipriota, era carica di 23mila tonnellate di grano; l'altra, la Pyrgos, proveniente da Antigua – Barbados (America centrale caraibica), di cui batteva anche bandiera, era carica di 4mila tonnellate di grano.
"Tutto ciò si traduce in un danno evidente – denuncia il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni – a carico degli imprenditori pugliesi che non riescono a spuntare prezzi equi e remunerativi e a carico dei consumatori che non sanno con quale grano sono prodotti il pane e la pasta che acquistano. Per non parlare dei prezzi che si moltiplicano del 1650% dal grano al pane e del 930% dal grano alla pasta". Nel corso del 2009 sarebbero state importate 1.349.739 tonnellate di grano, pari ad una superficie coltivata di ettari 449.913, contro una produzione pugliese di 937.310 tonnellate e 338.500 ettari di superficie coltivati a cereali in Puglia.
Si parla anche di danni "in termini di impatto ambientale, basti pensare che sommando la tratta che la nave ha compiuto dal Canada per raggiungere Bari e i 758 camion utili per scaricare le 23mila tonnellate di grano, considerando l'andata e il ritorno, si stima una emissione di oltre 15mila tonnellate di CO2".
Il grano scaricato e "pedinato" dalle staffette organizzate dalla Coldiretti Puglia ha preso le più svariate direzioni, da Casillo di Corato a Moramarco di Altamura, da Martimucci di Altamura alla Candela Commerciale di Melfi. A testimoniarlo, la bolla di accompagnamento.
"Assistiamo – ha sottolineato il direttore Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – ad una flessione continua del prezzo del grano, mentre i costi di pane e pasta non accennano a diminuire. A ciò si aggiunge l'annoso problema dell'origine del prodotto agricolo. La Puglia è la regione cerealicola leader in Italia con una Produzione Lorda Vendibile di 230milioni di euro. Nonostante ciò, gli industriali della pasta – conclude il Direttore De Concilio - utilizzano solo il 20% di prodotto regionale, mentre sono 800.000 le tonnellate di grano duro che arrivano nel nostro Paese da Australia, Canada, Bangladesh, Sud America, Messico, Arizona e Texas… per produrre pasta Made in Italy senza che sia indicato in etichetta".
Al sit-in allestito ieri all'uscita del Porto di Bari – Varco della Vittoria, hanno partecipato le Delegazioni provinciali della Coldiretti Puglia. Contemporaneamente un'altra delegazione, entrando dal varco del Lungomare De Tullio, ha raggiunto, sulla motonave "Oltremare", le navi cariche di grano duro. Organizzati anche "comitati di accoglienza" con il compito di intercettare i camion carichi di grano provenienti dal porto di Bari e quelli di prodotti lattiero-caseari provenienti dal Brennero.
Alla protesta pacifica hanno partecipato anche una quarantina di agricoltori altamurani insieme a Michele Ragone, segretario Coldiretti Altamura. Lo stesso sottolinea che "importare il grano dall'estero significa vendere a prezzi stracciati il nostro grano, significa svenderlo. Il prezzo di mercato del grano locale è di 16/17 centesimi al Kg, mentre quello importato dall'estero è di 25/26 centesimi al Kg". Presente anche l'associazione altamurana AltaCultura.
La merce arrivata nel porto sarebbe stata analizzata mediante prelievo di campioni. Si attendono i risultati.
Secondo i dati forniti dalla Coldiretti Puglia, "nel 2009 sono stati importati in Puglia 962mila quintali di cagliate e quasi 1milione e 800mila quintali di latte, pari alla metà del latte pugliese utilizzato per produrre la mozzarella fior di latte e i formaggi locali, con un aumento dell'importazione di latte, rispetto all'anno precedente, del 13,83%. Non basta: dal 1°gennaio di quest'anno nei porti pugliesi sono già stati scaricati, al 30 giugno, oltre 4.000.000 quintali di grano duro. Circa 2.000.000 quintali di olio, quasi pari alla produzione regionale, sono importati ogni anno per essere miscelati con quello del nostro territorio, mentre sfuggono ad ogni possibile calcolo le importazioni di olio - non di oliva - che si trasformano nel prezioso oro pugliese, così come dimostrato dall'ottima attività investigativa del Comando NAS di Bari".