Governo contro la Regione: "bocciata" la legge su Aqp
Manteneva pubblico il servizio idrico e consentiva ai Comuni di entrare nel capitale
mercoledì 29 maggio 2024
18.30
Il Governo "boccia" la legge pugliese che garantiva la gestione del servizio idrico integrato da parte dei Comuni Pugliesi. Il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge contro cui farà ricorso davanti alla Corte costituzionale. Il presupposto in base al quale la legge viene impugnata è che affidare il servizio idrico integrato ai Comuni pugliesi e non metterlo a gara, potrebbe avere dei profili di incompatibilità con le previsioni comunitarie in tema di concorrenza.
Cosa prevede la legge?
Come riportato nella nostra notizia a marzo, la legge prevede che il servizio idrico resti pubblico e, per fare ciò, è consentito ai Comuni di entrare nel capitale sociale di Aqp. Inoltre è prevista la possibilità per i Comuni pugliesi di costituire, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge, una società veicolo, nella forma di spa, a totale partecipazione pubblica e a controllo analogo congiunto di tutti i comuni ricadenti nel territorio regionale, da esercitare indipendentemente dalla partecipazione al capitale sociale. La Regione mette a disposizione l'importo massimo di 400mila euro per il capitale sociale; la quota si intende divisa tra tutti i Comuni in base alla consistenza delle infrastrutture destinate alla gestione del SII. A disposizione della Società veicolo, inoltre, un contributo straordinario di 300mila euro per lo svolgimento delle attività di competenza, al fine di assicurare un adeguato livello di funzionalità della società.
Una volta costituita la Società veicolo, la Regione avvierà il trasferimento graduale a titolo gratuito, nella misura massima del 20 per cento, delle azioni di Acquedotto Pugliese s.p.a. in favore dei comuni aderenti. Ciascun comune aderente si impegna a trasferire le suddette azioni alla Società veicolo entro trenta giorni dall'acquisizione, pena la decadenza dell'incentivo.
La decisione del Governo
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha deciso di impugnare la legge regionale del 28 marzo ritenendo che "talune disposizioni sono in contrasto con l'art. 117, primo e secondo comma, lettere e), l) ed s), della Costituzione, con riguardo al rispetto del diritto europeo e alla competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela della concorrenza, ordinamento civile e tutela dell'ambiente". Inoltre, gli "incentivi ai comuni pugliesi per la costituzione di una società per l'esercizio unitario ed efficiente delle funzioni comunali afferenti alla gestione del Servizio idrico integrato (SII)" (articolo 1), possono costituire un'interferenza del legislatore regionale sulla scelta delle modalità di affidamento del SII, per legge riservata all'Ente di governo. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato segnala, infine, che: l'articolo 4, comma 1, del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (TUSPP) stabilisce che le amministrazioni pubbliche possono costituire, acquisire o mantenere partecipazioni esclusivamente in società che abbiano per oggetto la produzione di beni o servizi strettamente necessari per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, circostanza non riscontrabile nel caso in esame; l'articolo 16, comma 3, del TUSPP stabilisce che la società in house deve realizzare oltre l'80 per cento del proprio fatturato svolgendo i compiti a essa affidati dagli enti pubblici soci".
Dichiarazione del presidente Michele Emiliano: "Si tratta di un atto politico gravissimo che intende impedire il mantenimento in mano pubblica del servizio idrico integrato della regione Puglia e favorire la gestione da parte di privati. La gestione pubblica del Servizio Idrico Integrato nell'esperienza pugliese ha garantito criteri di efficienza e sostenibilità, nel rispetto del principio dell'accesso equo alla risorsa idrica. Una gestione prudente, con dinamiche tariffarie molto contenute nel tempo, improntata alla creazione di valore per la collettività e non per i dividendi azionari. Valore da sempre reinvestito nell'azienda per garantire elevati livelli di investimento e quindi di servizio. L'atto del governo è una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dei cittadini pugliesi ed italiani che credono nella proprietà pubblica dell'acqua. Reagiremo in maniera forte, chiamando a raccolta tutte le forze migliori della Puglia e dell'Italia perché si oppongano decisamente a questo disegno che favorisce le multinazionali a discapito di Comuni e Regioni".
Cosa prevede la legge?
Come riportato nella nostra notizia a marzo, la legge prevede che il servizio idrico resti pubblico e, per fare ciò, è consentito ai Comuni di entrare nel capitale sociale di Aqp. Inoltre è prevista la possibilità per i Comuni pugliesi di costituire, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge, una società veicolo, nella forma di spa, a totale partecipazione pubblica e a controllo analogo congiunto di tutti i comuni ricadenti nel territorio regionale, da esercitare indipendentemente dalla partecipazione al capitale sociale. La Regione mette a disposizione l'importo massimo di 400mila euro per il capitale sociale; la quota si intende divisa tra tutti i Comuni in base alla consistenza delle infrastrutture destinate alla gestione del SII. A disposizione della Società veicolo, inoltre, un contributo straordinario di 300mila euro per lo svolgimento delle attività di competenza, al fine di assicurare un adeguato livello di funzionalità della società.
Una volta costituita la Società veicolo, la Regione avvierà il trasferimento graduale a titolo gratuito, nella misura massima del 20 per cento, delle azioni di Acquedotto Pugliese s.p.a. in favore dei comuni aderenti. Ciascun comune aderente si impegna a trasferire le suddette azioni alla Società veicolo entro trenta giorni dall'acquisizione, pena la decadenza dell'incentivo.
La decisione del Governo
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha deciso di impugnare la legge regionale del 28 marzo ritenendo che "talune disposizioni sono in contrasto con l'art. 117, primo e secondo comma, lettere e), l) ed s), della Costituzione, con riguardo al rispetto del diritto europeo e alla competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela della concorrenza, ordinamento civile e tutela dell'ambiente". Inoltre, gli "incentivi ai comuni pugliesi per la costituzione di una società per l'esercizio unitario ed efficiente delle funzioni comunali afferenti alla gestione del Servizio idrico integrato (SII)" (articolo 1), possono costituire un'interferenza del legislatore regionale sulla scelta delle modalità di affidamento del SII, per legge riservata all'Ente di governo. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato segnala, infine, che: l'articolo 4, comma 1, del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (TUSPP) stabilisce che le amministrazioni pubbliche possono costituire, acquisire o mantenere partecipazioni esclusivamente in società che abbiano per oggetto la produzione di beni o servizi strettamente necessari per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, circostanza non riscontrabile nel caso in esame; l'articolo 16, comma 3, del TUSPP stabilisce che la società in house deve realizzare oltre l'80 per cento del proprio fatturato svolgendo i compiti a essa affidati dagli enti pubblici soci".
Dichiarazione del presidente Michele Emiliano: "Si tratta di un atto politico gravissimo che intende impedire il mantenimento in mano pubblica del servizio idrico integrato della regione Puglia e favorire la gestione da parte di privati. La gestione pubblica del Servizio Idrico Integrato nell'esperienza pugliese ha garantito criteri di efficienza e sostenibilità, nel rispetto del principio dell'accesso equo alla risorsa idrica. Una gestione prudente, con dinamiche tariffarie molto contenute nel tempo, improntata alla creazione di valore per la collettività e non per i dividendi azionari. Valore da sempre reinvestito nell'azienda per garantire elevati livelli di investimento e quindi di servizio. L'atto del governo è una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dei cittadini pugliesi ed italiani che credono nella proprietà pubblica dell'acqua. Reagiremo in maniera forte, chiamando a raccolta tutte le forze migliori della Puglia e dell'Italia perché si oppongano decisamente a questo disegno che favorisce le multinazionali a discapito di Comuni e Regioni".