Elezioni, i candidati sindaci si confrontano sui temi sociali

Servizi, immigrazione e criminalità al centro del secondo incontro pubblico

mercoledì 20 maggio 2015 14.37
A cura di Francesco Mastromatteo
Servizi sociali, immigrazione, criminalità.

Sono questi i temi del sociale su cui si sono confrontati per la seconda volta i sei candidati sindaci, nel corso dell'incontro organizzato dalla diocesi presso la parrocchia del Sacro Cuore.

"Non vogliamo parlare dei o sui poveri con demagogia, ma dar loro la parola - dichiara don Mimmo Natale introducendo il dibattito nel ricordo di don Primo Mazzolari - non hanno bisogno di elemosine ma di un'incubatrice di carità". Il sacerdote, evidenziando come le richieste di pasti alla Caritas siano raddoppiate negli ultimi tempi, sottolinea come il primo confronto sia stato improntato "al dialogo e non al buonismo".

I sei competitori iniziano esprimendo la propria analisi sulla situazione sociale della città. Per Nico Dambrosio "si è diventati poveri nel corso degli anni, un po' alla volta, e oggi 7 mila famiglia non riescono a fare la spesa", ma occorre individuare priorità perché "non esiste un bilancio per tutti". Giacinto Forte, portando la sua esperienza personale, testimonia l'aumento di ragazzi dislessici nelle scuole a causa delle difficoltà famigliari e ringrazia l'associazionismo parrocchiale. Per Antonello Stigliano "la crisi ci ha derubato un poco alla volta" ed accanto ai nuovi poveri, circa 6 mila i posti di lavoro persi, esistono sacche storiche di di disagio, ponendo come priorità la casa ed il reddito famigliare. Francesco Fiore sostiene che " per 15 anni sono mancate alternative al settore dell'imbottito" e chiede più trasparenza nei servizi sociali; per Luigi Lorusso "la povertà ha molte facce, c'è anche quella culturale derivante dal benessere eccessivo" e ricorda i capitoli di spesa stanziati negli ultimi anni, chiedendo meno burocrazia. Pietro Masi invoca più solidarietà contro la crisi dei valori e chiede il taglio delle spese inutili nei bilanci.

La prima questione posta dai parrocchiani è quella della gestione dei servizi sociali, con particolare riferimento all'emergenza sfratti. Per Pietro Masi il diritto alla casa "è inalienabile", e va garantito attraverso il riutilizzo di immobili comunali e l'eliminazione dei fitti passivi per la realizzazione di un'edilizia convenzionale; Luigi Lorusso evidenzia l'aumento di richieste dovute alla crisi che rende le risorse comunali non sufficienti, a causa dei tagli dello Stato. Francesco Fiore punta il dito contro il clientelismo e le irregolarità nella gestione delle domande, proponendo di riportare in house i servizi esternalizzati; per Antonello Stigliano occorre passare da un sistema di erogazione monetaria ad una di servizi, mentre Giacinto Forte chiede trasparenza ed equità degli uffici e suggerisce l'utilizzo degli edifici pubblici vuoti per dare spazi a giovani ed anziani. Nico Dambrosio è invece per un forte rilancio dell'edilizia residenziale pubblica.

Il tema dell'interculturalità e del rapporto con la numerosa presenza di stranieri ad Altamura vede i sei candidati sostanzialmente concordi nel sottolineare la forte vocazione al dialogo della città, sia pure con sfumature differenti: se Francesco Fiore critica la gestione delle cooperative locali, "con alcune che gestiscono tutte mentre si fatica a far nascere altre", Luigi Lorusso distingue tra comunità integrate ed altre che "portano via la ricchezza", mentre Pietro Masi propone l'istituzione di uno sportello interculturale. Nico Dambrosio elogia Altamura come modello di integrazione da oltre 20 anni, mentre altrove si sono avuti seri problemi, mentre Giacinto Forte evidenzia l'importanza del ruolo degli immigrati nel tenere in vita lavori storici della comunità locale. Antonello Stigliano ricorda le origini multiculturali della città e sottolinea i rapporti pacifici tra altamurani e stranieri nel nome del rispetto delle regole.

E' però l'argomento dell'emergenza criminalità a scaldare gli animi facendo emergere le divergenze più profonde, nell'analisi della situazione più che sui mezzi di risoluzione. Se infatti Antonello Stigliano ritiene prioritario il ripristino della cultura della legalità e del controllo del territorio, attraverso una maggiore interazione delle forze dell'ordine, e Giacinto Forte propone assunzioni nel comparto della vigilanza anche delle campagne, Nico Dambrosio polemizza con le indagini della Procura antimafia "durate 13 anni e finite nel nulla, strumentali e che hanno danneggiato l'immagine della città", ricordando l'istituzione dello sportello antiracket, Pietro Masi si dice "preoccupato di sentire che la mafia non esiste" e punta il dito contro "i premi da capogiro ai dirigenti della Polizia Municipale quando non ci sono fondi per gli straordinari degli agenti". Per Luigi Lorusso la microcriminalità dipende dalla povertà dilagante e occorre una maggiore collaborazione tra istituzioni e cittadini, istituendo anche un centralino unico per le forze di polizia, mentre per Fiore, che sottolinea come "non siamo tutti uguali, c'è chi ha governato in questi anni", e per cui "i manifesti selvaggi non sono un un bell'esempio", occorre "un'educazione alla bellezza" della città e un censimento organico del centro storico.

Lunedì 25 maggio alle 20.00, presso la Parrocchia SS. Redentore, ci sarà l'ultimo tavolo di confronto sullle tematiche del lavoro.
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