Egregio sindaco Stacca...
Smaldone risponde al Sindaco sulla "Questione Cava". "Impariamo a ragionare in termini di opportunità collettiva e di interesse pubblico"
martedì 13 settembre 2011
Una lettera indirizzata al sindaco Mario Stacca. A scriverla Bartolomeo Smaldone, scrittore, poeta e promotore della petizione pubblica "Restituiamo al mondo la Cava dei Dinosauri", una raccolta firme che ha riscosso grande interesse da parte dei cittadini altamurani, ma anche da tutta Italia. Una operazione che ha dimostrato la sua forza nel raggiungimento di più di mille firme in un lasso di tempo breve. "La questione Cava", messa in risalto dalla petizione del comitato cittadino, ha generato un continuo botta e risposta tra privati, enti, politici e quanti dimostrano interessamento per un così grande patrimonio culturale. Di seguito una puntualizzazione di Smaldone in risposta alle dichiarazioni del Sindaco agli organi di stampa.
Egregio sindaco Stacca,
ho seguito con interesse il suo intervento nel corso dell'ultimo editoriale di Felice Griesi dedicato alla "Cava dei dinosauri" di Altamura; e debbo riconoscere di condividere alcuni passaggi della sua analisi, in special modo allorché lei sottolinea, opportunamente, che ovunque venga rinvenuto un sito archeologico, o qualora, più genericamente, ricorrano presupposti di pubblica utilità, non spetti al Comune in questione dare avvio alle procedure espropriative previste dalla legge, né, tantomeno, preoccuparsi di reperire i fondi necessari alla corresponsione dell'indennizzo al proprietario, o del premio all'eventuale rinvenitore.
Io sono tra quelli ( non so ben dirle se pochi o molti) che danno atto di come nel corso degli ultimi anni siano stati esperiti diversi tentativi, e da più parti, volti, quantomeno, ad affrontare il problema. Tuttavia, ritengo che nessuno, sino ad ora, abbia individuato il giusto interlocutore che, dal mio modesto punto di vista, non poteva che essere uno ed uno soltanto: lo Stato.
Coloro i quali erano all'opposizione hanno voluto ravvisare responsabilità da parte della maggioranza; gli amministratori comunali hanno creduto di poter intavolare una trattativa con la proprietà della cava. Poiché detesto la dietrologia e la bieca demagogia, voglio leggere entrambi gli atteggiamenti alla luce di un minimo comune denominatore: la buona fede. Ciò non toglie che le strade perseguite fossero entrambe sbagliate, poiché tutti i soggetti interessati alla definizione del problema avrebbero dovuto costituire un fronte comune e farsi postulatori della causa davanti allo Stato, sollecitandone, sin da subito, l'intervento, secondo le modalità stabilite dalla legge.
Mi permetta, egregio Sindaco, di non condividere il suo teorema secondo il quale la situazione economica attuale (la mancanza di fondi pubblici) rischi di ritardare la normale procedura espropriativa e di vanificare qualsiasi possibilità di ripristino e di valorizzazione del sito. Tali incombenze, infatti, è bene vengano affrontate a tempo debito, magari effettuando tagli, per una volta, non a discapito della Cultura, ma dei privilegi della casta politica parlamentare (saprà bene che la sola Camera dei Deputati costa ad ogni cittadino italiano 2.215,00 euro al minuto).
Dissento, in ultimo, completamente, da due sue affermazioni: quella con cui rivendica, schernendo presunti "professorini", di aver compreso pienamente l'importanza della Turismo per la nostra Città, e quella con cui irride coloro che si "ergono" a raccogliere firme per "l'acquisizione" della Cava (uso verbi da lei impiegati), con ciò riferendosi alla petizione di cui anche io sono promotore e firmatario.
Nel primo caso le ricordo di non essere venuto un solo giorno a rendere omaggio al Maestro Pietro Annigoni, che la sua Città, la nostra Città, ospitava per la prima volta al Sud Italia in una mostra antologica. Nel secondo, la inviterei, con pudore, a non motteggiare mille e cento persone, che da ogni parte di Italia hanno levato la loro voce, non contro l'amministrazione che lei rappresenta, ma contro uno scempio che avrebbe dovuto essere evitato e che ancora possiamo arginare, se impariamo a ragionare in termini di opportunità collettiva e di interesse pubblico.
Grato per l'attenzione che ha voluto riservarmi, le porgo i miei più cordiali saluti.
Bartolomeo Smaldone
Egregio sindaco Stacca,
ho seguito con interesse il suo intervento nel corso dell'ultimo editoriale di Felice Griesi dedicato alla "Cava dei dinosauri" di Altamura; e debbo riconoscere di condividere alcuni passaggi della sua analisi, in special modo allorché lei sottolinea, opportunamente, che ovunque venga rinvenuto un sito archeologico, o qualora, più genericamente, ricorrano presupposti di pubblica utilità, non spetti al Comune in questione dare avvio alle procedure espropriative previste dalla legge, né, tantomeno, preoccuparsi di reperire i fondi necessari alla corresponsione dell'indennizzo al proprietario, o del premio all'eventuale rinvenitore.
Io sono tra quelli ( non so ben dirle se pochi o molti) che danno atto di come nel corso degli ultimi anni siano stati esperiti diversi tentativi, e da più parti, volti, quantomeno, ad affrontare il problema. Tuttavia, ritengo che nessuno, sino ad ora, abbia individuato il giusto interlocutore che, dal mio modesto punto di vista, non poteva che essere uno ed uno soltanto: lo Stato.
Coloro i quali erano all'opposizione hanno voluto ravvisare responsabilità da parte della maggioranza; gli amministratori comunali hanno creduto di poter intavolare una trattativa con la proprietà della cava. Poiché detesto la dietrologia e la bieca demagogia, voglio leggere entrambi gli atteggiamenti alla luce di un minimo comune denominatore: la buona fede. Ciò non toglie che le strade perseguite fossero entrambe sbagliate, poiché tutti i soggetti interessati alla definizione del problema avrebbero dovuto costituire un fronte comune e farsi postulatori della causa davanti allo Stato, sollecitandone, sin da subito, l'intervento, secondo le modalità stabilite dalla legge.
Mi permetta, egregio Sindaco, di non condividere il suo teorema secondo il quale la situazione economica attuale (la mancanza di fondi pubblici) rischi di ritardare la normale procedura espropriativa e di vanificare qualsiasi possibilità di ripristino e di valorizzazione del sito. Tali incombenze, infatti, è bene vengano affrontate a tempo debito, magari effettuando tagli, per una volta, non a discapito della Cultura, ma dei privilegi della casta politica parlamentare (saprà bene che la sola Camera dei Deputati costa ad ogni cittadino italiano 2.215,00 euro al minuto).
Dissento, in ultimo, completamente, da due sue affermazioni: quella con cui rivendica, schernendo presunti "professorini", di aver compreso pienamente l'importanza della Turismo per la nostra Città, e quella con cui irride coloro che si "ergono" a raccogliere firme per "l'acquisizione" della Cava (uso verbi da lei impiegati), con ciò riferendosi alla petizione di cui anche io sono promotore e firmatario.
Nel primo caso le ricordo di non essere venuto un solo giorno a rendere omaggio al Maestro Pietro Annigoni, che la sua Città, la nostra Città, ospitava per la prima volta al Sud Italia in una mostra antologica. Nel secondo, la inviterei, con pudore, a non motteggiare mille e cento persone, che da ogni parte di Italia hanno levato la loro voce, non contro l'amministrazione che lei rappresenta, ma contro uno scempio che avrebbe dovuto essere evitato e che ancora possiamo arginare, se impariamo a ragionare in termini di opportunità collettiva e di interesse pubblico.
Grato per l'attenzione che ha voluto riservarmi, le porgo i miei più cordiali saluti.
Bartolomeo Smaldone