L'editoriale
L'urlo dei piccoli di fronte alla nostra realtà. Insopportabili decibel
sabato 20 novembre 2010
12.36
Settimana internazionale dedicata all'infanzia e alla adolescenza. Proteggiamo i piccoli.
E mi immagino dover spiegare loro due diverse immagini. Quella di un fortunato (?) iperlustrato nella sua fiammante cabrio, parrucchino permettendo, in corsa sulla statale 96, distratto dalle cosce urlanti di giovinette, che si lamenta dell'appiccicaticcio dei sedili in pelle sui quali passa la maggior parte del suo tempo (unico suo problema, il sorpasso!). E quella di un pendolare costretto a dover giustificare il ritardo di un viaggio in treno, un treno che parte con un vagone in meno, che non permette ulteriori passeggeri perché anche lo spazio per stare in piedi non c'è, un treno maleodorante, con il puzzo del disagio.
E mi immagino dover spiegare ai piccoli la privatizzazione di un lavoro pubblico, l'illogicità di una legge che prevede la formula conclusiva di un "tutti a casa". Nessuna proroga per medici, rianimatori, cardiologi, infermieri del nostro ospedale assunti in occasione dell'apertura dei rispettivi reparti, con contratto a tempo rinnovato semestralmente. Insegniamo allora un paradosso, la precarietà del precariato.
E ancora mi immagino dover chiarire che lo "scenario Miulli" non è la trama di un film, ma si presta ad una nuova puntata di "Romanzo criminale". Medici che declamano il giuramento di Ippocrate e che poi con la stessa voce ordinano l'uccisione di un uomo. Una contraddizione di concetti all'inverosimile, il garante della difesa della vita, della tutela della salute fisica e psichica si vota all'ordine della morte!
Come spiegare, dunque, le antinomie del contingente a chi si affaccia al nostro mondo con gli occhi desiderosi di esplorare e conoscere il bene? Se solo provassimo a parlarne, seppur con il velo del savoir faire, le nostre orecchie sentirebbero in insopportabili decibel il loro disorientamento. Il loro sarebbe il nuovo urlo di Munch.
E mi immagino dover spiegare loro due diverse immagini. Quella di un fortunato (?) iperlustrato nella sua fiammante cabrio, parrucchino permettendo, in corsa sulla statale 96, distratto dalle cosce urlanti di giovinette, che si lamenta dell'appiccicaticcio dei sedili in pelle sui quali passa la maggior parte del suo tempo (unico suo problema, il sorpasso!). E quella di un pendolare costretto a dover giustificare il ritardo di un viaggio in treno, un treno che parte con un vagone in meno, che non permette ulteriori passeggeri perché anche lo spazio per stare in piedi non c'è, un treno maleodorante, con il puzzo del disagio.
E mi immagino dover spiegare ai piccoli la privatizzazione di un lavoro pubblico, l'illogicità di una legge che prevede la formula conclusiva di un "tutti a casa". Nessuna proroga per medici, rianimatori, cardiologi, infermieri del nostro ospedale assunti in occasione dell'apertura dei rispettivi reparti, con contratto a tempo rinnovato semestralmente. Insegniamo allora un paradosso, la precarietà del precariato.
E ancora mi immagino dover chiarire che lo "scenario Miulli" non è la trama di un film, ma si presta ad una nuova puntata di "Romanzo criminale". Medici che declamano il giuramento di Ippocrate e che poi con la stessa voce ordinano l'uccisione di un uomo. Una contraddizione di concetti all'inverosimile, il garante della difesa della vita, della tutela della salute fisica e psichica si vota all'ordine della morte!
Come spiegare, dunque, le antinomie del contingente a chi si affaccia al nostro mondo con gli occhi desiderosi di esplorare e conoscere il bene? Se solo provassimo a parlarne, seppur con il velo del savoir faire, le nostre orecchie sentirebbero in insopportabili decibel il loro disorientamento. Il loro sarebbe il nuovo urlo di Munch.