Due assistenti capo di Polizia Penitenziaria agli arresti domiciliari: uno è di Altamura
Sono ritenuti responsabili in concorso di peculato e di falsità ideologica continuati
martedì 17 aprile 2018
11.42
Felice Perniola, 55 anni di Ginosa (Taranto) e Luigi Clemente, 52 anni di Altamura, entrambi assistenti capo del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Matera, sono stati posti agli arresti domiciliari dalla Polizia di Stato di Matera, in quanto ritenuti responsabili in concorso di peculato e di falsità ideologica continuati.
In particolare, Perniola, già arrestato per corruzione in flagranza di reato lo scorso 5 gennaio, è accusato anche di corruzione continuata, poiché quel giorno sottrasse 250 euro dalla tasca dei pantaloni contenuti in un pacco destinato al detenuto, dopo essersi accordato in tal senso con un familiare. Dalle investigazioni svolte è emerso infatti che l'Assistente Capo Perniola, in qualità di addetto al controllo dei pacchi destinati ai detenuti e consegnati dai familiari durante i colloqui, agevolava alcuni detenuti in cambio di denaro, omettendo altresì di effettuare controlli sui pacchi. Si ritiene che le somme corrisposte per ottenere le "agevolazioni" fossero intorno ai 250 euro.
Tali indagini sono state avviate ad ottobre 2017 dall'attività di osservazione e controllo dello stesso Corpo di Polizia Penitenziaria, che aveva fatto emergere delle discrasie sul peso dei pacchi portati dai parenti ai detenuti riconducibili al Perniola, contenenti oggetti non consentiti e dal peso di circa 3 kg. in più rispetto a quello consentito.
Le indagini sono state successivamente affidate dal Pubblico Ministero competente alla Squadra Mobile di Matera – collaborata in ogni fase dagli Agenti della Polizia Penitenziaria materana – sia per la delicatezza delle funzioni svolte dai due indagati, sia per la necessità di raccogliere elementi probatori specifici al riguardo. Sono state svolte attività tecniche di intercettazione ambientale audio e video a cui sono seguite altre attività, come pedinamenti e appostamenti, nonché analisi su apparecchiature informatiche.
Sono state inoltre ascoltate a sommarie informazioni diverse persone ritenute probabilmente a conoscenza dei fatti. In particolare, è stato osservato un comportamento reticente da parte delle persone ascoltate, tranne nel caso di una signora che ha riferito di aver pagato delle somme per ottenere delle agevolazioni per il proprio compagno rinchiuso nel carcere.
I due dipendenti tratti in arresto, oltre a riportare attestazioni false sui registri, dai predetti pacchi prelevavano di beni, tra alimenti e indumenti, allo scopo di appropriarsene.
Il Gip così ha disposto l'ordinanza di custodia cautelare ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza emersi a carico dei due soggetti, attesa la gravità degli episodi criminosi e in considerazione della particolare perseveranza nella commissione di crimini dimostrata dai due mediante una sistematica e ben organizzata attività di sfruttamento illecito dei bisogni dei detenuti e dei loro familiari.
Sono stati inoltre notificati Avvisi di Conclusione di Indagini Preliminari nei confronti di altri sette indagati.
In particolare, Perniola, già arrestato per corruzione in flagranza di reato lo scorso 5 gennaio, è accusato anche di corruzione continuata, poiché quel giorno sottrasse 250 euro dalla tasca dei pantaloni contenuti in un pacco destinato al detenuto, dopo essersi accordato in tal senso con un familiare. Dalle investigazioni svolte è emerso infatti che l'Assistente Capo Perniola, in qualità di addetto al controllo dei pacchi destinati ai detenuti e consegnati dai familiari durante i colloqui, agevolava alcuni detenuti in cambio di denaro, omettendo altresì di effettuare controlli sui pacchi. Si ritiene che le somme corrisposte per ottenere le "agevolazioni" fossero intorno ai 250 euro.
Tali indagini sono state avviate ad ottobre 2017 dall'attività di osservazione e controllo dello stesso Corpo di Polizia Penitenziaria, che aveva fatto emergere delle discrasie sul peso dei pacchi portati dai parenti ai detenuti riconducibili al Perniola, contenenti oggetti non consentiti e dal peso di circa 3 kg. in più rispetto a quello consentito.
Le indagini sono state successivamente affidate dal Pubblico Ministero competente alla Squadra Mobile di Matera – collaborata in ogni fase dagli Agenti della Polizia Penitenziaria materana – sia per la delicatezza delle funzioni svolte dai due indagati, sia per la necessità di raccogliere elementi probatori specifici al riguardo. Sono state svolte attività tecniche di intercettazione ambientale audio e video a cui sono seguite altre attività, come pedinamenti e appostamenti, nonché analisi su apparecchiature informatiche.
Sono state inoltre ascoltate a sommarie informazioni diverse persone ritenute probabilmente a conoscenza dei fatti. In particolare, è stato osservato un comportamento reticente da parte delle persone ascoltate, tranne nel caso di una signora che ha riferito di aver pagato delle somme per ottenere delle agevolazioni per il proprio compagno rinchiuso nel carcere.
I due dipendenti tratti in arresto, oltre a riportare attestazioni false sui registri, dai predetti pacchi prelevavano di beni, tra alimenti e indumenti, allo scopo di appropriarsene.
Il Gip così ha disposto l'ordinanza di custodia cautelare ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza emersi a carico dei due soggetti, attesa la gravità degli episodi criminosi e in considerazione della particolare perseveranza nella commissione di crimini dimostrata dai due mediante una sistematica e ben organizzata attività di sfruttamento illecito dei bisogni dei detenuti e dei loro familiari.
Sono stati inoltre notificati Avvisi di Conclusione di Indagini Preliminari nei confronti di altri sette indagati.