Dalla Murgia un grido di pace

La marcia da Altamura e Gravina per il no alla guerra e alle armi

lunedì 21 marzo 2022
Due città, una parola sola: pace. Altamura e Gravina accomunate dai colori arcobaleno, predominanti, per esprimere il no alla guerra, il sì al dialogo e al disarmo. Circa tremila persone hanno partecipato alla marcia: due cortei, uno da ciascuna città, con il punto di congiunzione al campo 65 sulla strada statale 96, vecchio campo di prigionia della seconda guerra mondiale e poi centro di accoglienza per i profughi e gli esuli dell'esodo giuliano-dalmata.

L'iniziativa è stata organizzata dai comitati per la pace della Murgia e dalla Diocesi. Ben 150 le adesioni di associazioni, partiti, sindacati, movimenti, scuole, ecc. Tanti studenti, anche bambini. Tra i partecipanti anche una rifugiata ucraina. I cortei hanno percorso dei tratti cittadini e in buona parte la statale 96.

Non è la prima marcia della pace che accomuna le due città murgiane. Nel 1963 contro le installazioni militari e le testate <> puntate verso l'Unione sovietica. Nel 1987 contro i poligoni militari nella Murgia. Altre due nel 2003 e nel 2005, contro la guerra in Iraq e <> istituzione del Parco nazionale dell'Alta Murgia.

Al campo 65, dopo un minuto di silenzio per le vittime dell'Ucraina e di tutte le guerre in atto sul pianeta, sono intervenuti Domenico Bolognese (Campo 65), Lucia Perrone (Anpi Altamura), Rosa Fiore (Anpi Gravina), il vescovo Giovanni Ricchiuti che è anche presidente nazionale di Pax Christi e padre Florin Carlig, della Chiesa rumena ortodossa, che sta coordinando gli aiuti umanitari diretti alla frontiera tra Romania e Ucraina. Altamura, Gravina e Poggiorsini hanno partecipato ufficialmente con i sindaci. Sono arrivati anche i primi cittadini di altri Comuni murgiani.

Nel suo intervento il vescovo ha sottolineato il "momento bellissimo di vedere tantissimi ragazzi e giovani esprimere il loro no alla guerra e il loro sì al dialogo e al disarmo". I movimenti per la pace hanno espresso la loro ferma contrarietà al voto in Parlamento per l'aumento delle spese militari e per l'invio di armi.