Completato il restauro del "Cristo che parla"
Un crocifisso ligneo che ha un meccanismo che fa muovere la lingua
venerdì 29 marzo 2019
Dopo circa tre anni di restauro di un crocifisso ligneo della chiesa di San Francesco d'Assisi è stata fatta una scoperta molto rara.
L'opera sacra ha rivelato di essere un Cristo che parla, grazie ad un meccanismo che fa muovere la lingua. Il crocifisso, inizialmente attribuito ai fratelli Altieri e datato XVII sec., risulta essere invece del XV secolo ed attribuito a Paolo Alemanno.
La scultura è caratterizzata da uno stile drammatico e al tempo stesso da un forte realismo rappresentativo: il corpo morente di Cristo intagliato con grande accuratezza anche nelle zone non visibili. "L'anatomia del corpo scolpito - sottolinea don Nunzio Falcicchio, direttore dell'ufficio per i beni culturali della Diocesi di Altamura Gravina e Acquaviva delle Fonti - sembra suggerire che l'artista possa essersi servito di un modello in carne ed ossa. Un Cristo morente, agonizzante da collegare ai frati minori conventuali. Utilizzati in particolare per la drammatizzazione dei momenti di agonia di Gesù sul Golgota: una statua animata. Opere dello stesso genere se ne trovano in Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Marche. Sembra essere ad oggi unico nel sud Italia".
Il crocifisso ligneo è stato sottoposto ad un restauro molto accurato. Grazie alle operazioni di restauro, alla ripulitura del manufatto e alla bravura dei restauratori Annibale Dambrosio e Francesco, Lunare coordinati dalla dottoressa Simonetti della Soprintendenza di Bari, si è riusciti a riportare il crocifisso, alla sua originale colorazione e bellezza.
Sarà presentato il 2 aprile, in un incontro in programma alle ore 20.00 presso la chiesa di San Francesco da Paola in corso Federico II di Svevia. Successivamente sarà esposto nel Museo Diocesano Matronei Altamura fino al 5 Maggio e poi riposto a San Francesco da Paola.
L'opera sacra ha rivelato di essere un Cristo che parla, grazie ad un meccanismo che fa muovere la lingua. Il crocifisso, inizialmente attribuito ai fratelli Altieri e datato XVII sec., risulta essere invece del XV secolo ed attribuito a Paolo Alemanno.
La scultura è caratterizzata da uno stile drammatico e al tempo stesso da un forte realismo rappresentativo: il corpo morente di Cristo intagliato con grande accuratezza anche nelle zone non visibili. "L'anatomia del corpo scolpito - sottolinea don Nunzio Falcicchio, direttore dell'ufficio per i beni culturali della Diocesi di Altamura Gravina e Acquaviva delle Fonti - sembra suggerire che l'artista possa essersi servito di un modello in carne ed ossa. Un Cristo morente, agonizzante da collegare ai frati minori conventuali. Utilizzati in particolare per la drammatizzazione dei momenti di agonia di Gesù sul Golgota: una statua animata. Opere dello stesso genere se ne trovano in Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Marche. Sembra essere ad oggi unico nel sud Italia".
Il crocifisso ligneo è stato sottoposto ad un restauro molto accurato. Grazie alle operazioni di restauro, alla ripulitura del manufatto e alla bravura dei restauratori Annibale Dambrosio e Francesco, Lunare coordinati dalla dottoressa Simonetti della Soprintendenza di Bari, si è riusciti a riportare il crocifisso, alla sua originale colorazione e bellezza.
Sarà presentato il 2 aprile, in un incontro in programma alle ore 20.00 presso la chiesa di San Francesco da Paola in corso Federico II di Svevia. Successivamente sarà esposto nel Museo Diocesano Matronei Altamura fino al 5 Maggio e poi riposto a San Francesco da Paola.