Come salvare la Cultura ad Altamura?
L'ex presidente del Consiglio regionale Pietro Pepe propone la costituzione di una Fondazione. Per evitare un altro tipo di cultura, quella del "fai da te"
martedì 30 agosto 2011
Parlare di cultura oggi significa sottolineare la mancanza di fondi di cui soffre questo particolare settore. I tagli imposti dal Governo centrale pesano su iniziative locali che potrebbero attirare turisti, facendo girare l'economia. Si diffonde, così, un altro tipo di cultura, quella del "fai da te". Singole associazioni ed enti organizzano a spese proprie - e con l'aiuto di privati, i cosiddetti sponsor - manifestazione culturali destinate altrimenti a morire. Ad intervenire sulla questione è Pietro Pepe, già presidente del Consiglio regionale, che propone la creazione di una Fondazione. Durante la serata finale del Festival Nazionale di Teatro Comico Bombetta d'Oro, Pepe, invitato sul palco dell'evento in qualità di presidente di giuria, aveva lanciato la proposta, accolta favorevolmente dai rappresentanti istituzionali presenti. Ma all'approvazione dovrebbero necessariamente seguire i fatti. Solo così le realtà culturali locali possono continuare a vivere.
La proposta di Pepe è derivata dalle difficoltà finanziare sempre più tangibili che i programmi culturali incontrano ogni anno a causa delle incertezze e dei dubbi sulle reali possibilità di essere attuati. Si rende così necessaria una "programmazione culturale", da affidare ad una entità di gestione.
«Lo strumento a cui si fa riferimento - sottolinea Pepe - deve servire a rendere più solido, più agile e, soprattutto, continuativo l'intero percorso culturale di Altamura».
L'idea, su cui sono chiamate a pronunciarsi le forze politiche, sociali e culturali, di intesa con l'Amministrazione comunale, è quella di dar vita ad una Fondazione (modello Petruzzelli) «atta a garantire un sistema più organico, che sia svincolato dai capricci del politico di turno e che, soprattutto, non incorra nei tagli e nelle penurie dei bilanci pubblici che mettono in discussione ogni previsione culturale».
L'obiettivo, per Pepe, è quello di slegarsi dalle diverse burocrazie che bloccano le attività culturali e che consentono di attuare le stesse solo dopo l'approvazione formale dei bilanci comunali, provinciali e regionali. Perché, si sa, l'approvazione di bilanci richiede tempi lunghi e ciò «svilisce ogni iniziativa culturale».
«Solo un'organica programmazione culturale - dichiara Pepe - può evitare che la Cultura diventi un peso per l'erario pubblico». Ecco, allora, la proposta della costituzione di un Ente di Gestione che inglobi tutte le strutture culturali di Altamura aprendosi al Privato (banche ed imprenditori) e alla partecipazione ufficiale della Provincia e della Regione.
«Altamura - continua Pepe - non è un piccolo Comune e l'investimento finanziario nei diversi settori della cultura è molto impegnativo e rilevante per le proprie casse. Peraltro tutto questo sta già avvenendo in grandi centri della nostra Regione e la città di Altamura, con il suo ricco patrimonio culturale, fatto di siti archeologici, biblioteche, Palazzi per la cultura quali il Cagnazzi, il Palazzo Baldassarre, l'ex Acquedotto Pugliese, il Teatro Mercadante ), ha i titoli per dar vita ad una dignitosa Fondazione. Si intende, attraverso questo cambio di direzione, superare la vecchia gestione "in economia" per costruire una moderna visione più armonica con uno strumento giuridico, organizzativo e finanziario che contenga tutti i beni mobili ed immobili utili alla vita culturale della nostra città in modo stabile e duraturo».
«Insomma - conclude Pepe - in questo tempo di crisi occorre trasformare la cultura in un volano di sviluppo e di crescita ed evitare che i costi possano ricadere solo ed esclusivamente sul Comune o, quel che è peggio, che la stessa attività culturale venga abbandonata a se stessa».
La proposta di Pepe è derivata dalle difficoltà finanziare sempre più tangibili che i programmi culturali incontrano ogni anno a causa delle incertezze e dei dubbi sulle reali possibilità di essere attuati. Si rende così necessaria una "programmazione culturale", da affidare ad una entità di gestione.
«Lo strumento a cui si fa riferimento - sottolinea Pepe - deve servire a rendere più solido, più agile e, soprattutto, continuativo l'intero percorso culturale di Altamura».
L'idea, su cui sono chiamate a pronunciarsi le forze politiche, sociali e culturali, di intesa con l'Amministrazione comunale, è quella di dar vita ad una Fondazione (modello Petruzzelli) «atta a garantire un sistema più organico, che sia svincolato dai capricci del politico di turno e che, soprattutto, non incorra nei tagli e nelle penurie dei bilanci pubblici che mettono in discussione ogni previsione culturale».
L'obiettivo, per Pepe, è quello di slegarsi dalle diverse burocrazie che bloccano le attività culturali e che consentono di attuare le stesse solo dopo l'approvazione formale dei bilanci comunali, provinciali e regionali. Perché, si sa, l'approvazione di bilanci richiede tempi lunghi e ciò «svilisce ogni iniziativa culturale».
«Solo un'organica programmazione culturale - dichiara Pepe - può evitare che la Cultura diventi un peso per l'erario pubblico». Ecco, allora, la proposta della costituzione di un Ente di Gestione che inglobi tutte le strutture culturali di Altamura aprendosi al Privato (banche ed imprenditori) e alla partecipazione ufficiale della Provincia e della Regione.
«Altamura - continua Pepe - non è un piccolo Comune e l'investimento finanziario nei diversi settori della cultura è molto impegnativo e rilevante per le proprie casse. Peraltro tutto questo sta già avvenendo in grandi centri della nostra Regione e la città di Altamura, con il suo ricco patrimonio culturale, fatto di siti archeologici, biblioteche, Palazzi per la cultura quali il Cagnazzi, il Palazzo Baldassarre, l'ex Acquedotto Pugliese, il Teatro Mercadante ), ha i titoli per dar vita ad una dignitosa Fondazione. Si intende, attraverso questo cambio di direzione, superare la vecchia gestione "in economia" per costruire una moderna visione più armonica con uno strumento giuridico, organizzativo e finanziario che contenga tutti i beni mobili ed immobili utili alla vita culturale della nostra città in modo stabile e duraturo».
«Insomma - conclude Pepe - in questo tempo di crisi occorre trasformare la cultura in un volano di sviluppo e di crescita ed evitare che i costi possano ricadere solo ed esclusivamente sul Comune o, quel che è peggio, che la stessa attività culturale venga abbandonata a se stessa».