Caso Moro, misteri senza fine
Gero Grassi ricostruisce il delitto dello statista democristiano
lunedì 20 ottobre 2014
14.01
"Ottomila pagine, cinque processi e tre commissioni, eppure ancora oggi le domande sono le stesse di 36 anni fa".
Secondo il vicepresidente dei deputati del Pd Gero Grassi, il delitto di Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978, è uno dei più tragici avvenimenti spartiacque della storia contemporanea italiana, che le nuove generazioni non devono dimenticare, anche per comprendere il presente ed il futuro.
Se n'è parlato ieri, presso la sala consiliare, in un incontro organizzato dal Pd e introdotto dal segretario cittadino del partito, Agostino Portoghese, e l'on. Lilliana Ventricelli.
Grassi, profondo conoscitore del caso Moro, ha ripercorso tutti i misteri, i dubbi e le incongruenze di una storia che parte da quella sanguinosa mattina del 1978, quando lo statista democristiano, in procinto di varare il governo di solidarietà nazionale sostenuto dal Pci, venne rapito da un commando di brigatisti in via Fani a Roma, dopo di aver ucciso i cinque uomini della scorta. Un sequestro che durò 55 giorni che tennero col fiato sospeso l'intera nazione, fino a quando il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana fu ritrovato a Roma, in via Caetani, nel bagagliaio di una Renault rossa.
Su Aldo Moro e la sua vicenda umana e politica sono stati scritti un'infinità di libri e prodotti diversi film. Soprattutto, si sono svolti cinque lunghissimi processi e hanno indagato svariate commissioni d'inchiesta, che hanno prodotto una trentina di Relazioni ed oltre 150 volumi. Una quantità immensa di documenti, quelli accuratamente studiati e citati dal deputato di Terlizzi, dai quali, purtroppo, nonostante gli anni intercorsi, non emerge ancora la completa verità sull'intera vicenda.
L'omicidio di Aldo Moro – definito all'epoca "un delitto dell'abbandono" da Carlo Bo - è secondo Grassi, è ancora pieno di zone d'ombra. Dai misteri dell'eccidio di via Fani e del covo di via Gradoli, passando per le reticenze e le omissioni degli uomini delle istituzioni e delle forze di polizia, le interferenze ed i depistaggi dei servizi segreti di diversi paesi, le trame oscure di pezzi deviati dello Stato, il racconto dell'esponente democratico è una lunga ma coerente carrellata di nomi, fatti e circostanze precise. Tessere di un mosaico che parla della storia di un politico che forse aveva lo sguardo proiettato troppo nel futuro di cui i blocchi di potere dell'epoca, evidentemente ebbero interesse a non salvare la vita.
Secondo il vicepresidente dei deputati del Pd Gero Grassi, il delitto di Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978, è uno dei più tragici avvenimenti spartiacque della storia contemporanea italiana, che le nuove generazioni non devono dimenticare, anche per comprendere il presente ed il futuro.
Se n'è parlato ieri, presso la sala consiliare, in un incontro organizzato dal Pd e introdotto dal segretario cittadino del partito, Agostino Portoghese, e l'on. Lilliana Ventricelli.
Grassi, profondo conoscitore del caso Moro, ha ripercorso tutti i misteri, i dubbi e le incongruenze di una storia che parte da quella sanguinosa mattina del 1978, quando lo statista democristiano, in procinto di varare il governo di solidarietà nazionale sostenuto dal Pci, venne rapito da un commando di brigatisti in via Fani a Roma, dopo di aver ucciso i cinque uomini della scorta. Un sequestro che durò 55 giorni che tennero col fiato sospeso l'intera nazione, fino a quando il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana fu ritrovato a Roma, in via Caetani, nel bagagliaio di una Renault rossa.
Su Aldo Moro e la sua vicenda umana e politica sono stati scritti un'infinità di libri e prodotti diversi film. Soprattutto, si sono svolti cinque lunghissimi processi e hanno indagato svariate commissioni d'inchiesta, che hanno prodotto una trentina di Relazioni ed oltre 150 volumi. Una quantità immensa di documenti, quelli accuratamente studiati e citati dal deputato di Terlizzi, dai quali, purtroppo, nonostante gli anni intercorsi, non emerge ancora la completa verità sull'intera vicenda.
L'omicidio di Aldo Moro – definito all'epoca "un delitto dell'abbandono" da Carlo Bo - è secondo Grassi, è ancora pieno di zone d'ombra. Dai misteri dell'eccidio di via Fani e del covo di via Gradoli, passando per le reticenze e le omissioni degli uomini delle istituzioni e delle forze di polizia, le interferenze ed i depistaggi dei servizi segreti di diversi paesi, le trame oscure di pezzi deviati dello Stato, il racconto dell'esponente democratico è una lunga ma coerente carrellata di nomi, fatti e circostanze precise. Tessere di un mosaico che parla della storia di un politico che forse aveva lo sguardo proiettato troppo nel futuro di cui i blocchi di potere dell'epoca, evidentemente ebbero interesse a non salvare la vita.