Caso don Cassol, udienza rinviata all'8 gennaio 2013
Un difetto di notifica agli atti. Presentata una nuova istanza di patteggiamento
mercoledì 5 dicembre 2012
11.50
Rinviata all'8 gennaio 2013 l'udienza preliminare sul caso don Francesco Cassol, il sacerdote bellunese ucciso per errore da un bracconiere nelle campagne murgiane lo scorso 22 agosto 2010.
Giovanni Ardino Converso, reo confesso dell'omicidio, si costituì due giorni dopo l'episodio. Aveva sparato credendo di avere nel mirino un cinghiale. Il colpo all'addome del parroco fu fatale. Per lui l'accusa è di omicidio colposo, caccia di frodo e omissione di soccorso.
Ieri, ad Altamura, sezione distaccata del tribunale di Bari, ha avuto inizio il giudizio, ma con il rinvio dell'udienza per un difetto di notifica agli atti. Infatti, come spiega l'avvocato difensore della famiglia Cassol, Pasquale Moramarco, raggiunto telefonicamente dalla redazione Altamuralife, non era stata citata una delle sorelle del parroco, deceduta. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile, ugualmente l'Ente Parco che ha richiesto il riconoscimento dei danni derivanti dal pregiudizio dell'immagine del Parco per essere identificato come luogo insicuro.
La difesa di Giovanni Ardino Converso, in prima istanza, aveva chiesto il patteggiamento sulla pena a un anno di reclusione, che non ha trovato l'assenso del pubblico ministero (la diminuzione prevista è fino a un massimo di un terzo). Ripresentata ora una nuova richiesta di patteggiamento a un anno e un mese. Si attende l'8 gennaio per conoscere la valutazione in merito del giudice.
Giovanni Ardino Converso, reo confesso dell'omicidio, si costituì due giorni dopo l'episodio. Aveva sparato credendo di avere nel mirino un cinghiale. Il colpo all'addome del parroco fu fatale. Per lui l'accusa è di omicidio colposo, caccia di frodo e omissione di soccorso.
Ieri, ad Altamura, sezione distaccata del tribunale di Bari, ha avuto inizio il giudizio, ma con il rinvio dell'udienza per un difetto di notifica agli atti. Infatti, come spiega l'avvocato difensore della famiglia Cassol, Pasquale Moramarco, raggiunto telefonicamente dalla redazione Altamuralife, non era stata citata una delle sorelle del parroco, deceduta. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile, ugualmente l'Ente Parco che ha richiesto il riconoscimento dei danni derivanti dal pregiudizio dell'immagine del Parco per essere identificato come luogo insicuro.
La difesa di Giovanni Ardino Converso, in prima istanza, aveva chiesto il patteggiamento sulla pena a un anno di reclusione, che non ha trovato l'assenso del pubblico ministero (la diminuzione prevista è fino a un massimo di un terzo). Ripresentata ora una nuova richiesta di patteggiamento a un anno e un mese. Si attende l'8 gennaio per conoscere la valutazione in merito del giudice.