Carcere di Altamura, i detenuti imparano un mestiere

L'importanza dell'integrazione con il territorio per il reinserimento nella società. Fra pane, fiori, ortaggi e oggetti in feltro

giovedì 23 giugno 2011
A cura di Anna Maria Colonna
Strutture sovraffollate e carenza di personale. Sono parole che ricorrono costantemente quando si parla di carceri italiane. Negli istituti di pena aumentano i suicidi, diminuiscono gli spazi e cresce il numero di individui che li occupa. Ma è solo un lato della medaglia, quello che di solito fa notizia. Secondo l'Ordinamento Penitenziario, il trattamento a cui vengono sottoposti i detenuti «deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona». Inoltre, nei loro confronti «deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi».

Un argomento che è stato affrontato ieri durante l'incontro dal titolo "Formazione e lavoro: libera l'uomo". Alla presenza di rappresentanti istituzionali e di numerosi partecipanti si è parlato del rapporto fra il carcere di Altamura ed il territorio. A partire da tre corsi di formazione tenuti presso il locale istituto penitenziario. I detenuti hanno imparato a fare il pane, a curare un orto ed un giardino e a produrre oggetti in feltro. L'esperienza, secondo la testimonianza di due corsisti, è stata anche fonte di collaborazione e di socializzazione. Si tratta di attività legate alle peculiarità del territorio. I corsi per "Panificatore dop", "Ortoflorovivaista" e per la "Valorizzazione lana degli ovini autoctoni pugliesi e realizzazione prodotti in feltro" hanno ottenuto un esito positivo. Anche se «all'inizio non è stato semplice», come ha sottolineato il direttore del Carcere di Altamura Caterina Acquafredda. «La sfida – ha aggiunto – è scommettere sull'essere umano. Il cambiamento avviene attraverso piccoli passi».

Il Carcere di Altamura ha ospitato anche corsi di musicoterapia, di pittura e, in collaborazione con l'Archivio Biblioteca Museo Civico e i volontari dell'associazione Fratello Lupo, un progetto Biblioteca. Saranno organizzati anche i progetti Cineforum e Calcetto. Questo perché gli istituti di pena non vadano intesi come strutture punitive, ma come strumenti per preparare il detenuto ad un reinserimento nella società. Recupero che non può avvenire senza la partecipazione della società stessa. Per il responsabile Area pedagogica del Carcere di Altamura Pasquale Fraccalvieri «un detenuto che lavora è un investimento sul futuro». L'auspicio di Fraccalvieri è che «i detenuti possano continuare ad avvantaggiarsi di questi corsi di formazione in maniera continua e stabile».

I corsi per "Panificatore dop" ed "Ortoflorovivaista", di 600 ore ciascuno, sono stati finanziati dalla Regione Puglia ed organizzati rispettivamente dall'impresa sociale Auxilium e dall'Enaip di Altamura. Per l'Auxilium, come hanno spiegato Pasqua Vicenti e Angela Scalera, questa è stata la prima, «intensa» esperienza di formazione nel carcere. I partecipanti ai corsi si sono cimentanti in tutte le fasi di lavorazione del pane e di altri prodotti da forno. Presente anche il docente Giuseppe Barile, presidente del Consorzio Pane Dop. Il direttore dell'Enaip di Altamura Massimo Santomasi ha ricordato i diversi momenti del percorso formativo, dai sopralluoghi per verificare lo stato del terreno alla piantumazione di fiori e piante di spinaci, pomodori, aglio e cipolla. L'orto ed il giardino si trovano all'interno della casa circondariale di Altamura.

Il corso per la "Valorizzazione lana degli ovini autoctoni pugliesi e realizzazione prodotti in feltro", della durata di 18 ore, è stato finanziato da Caritas e Parco nazionale dell'Alta Murgia ed organizzato dal Dipartimento di Fisiologia Generale ed Ambientale dell'Università degli Studi di Bari in collaborazione con l'associazione Fornello. Presente all'incontro anche don Saverio Colonna, parroco di Fornello e cappellano del Carcere di Altamura. I detenuti hanno imparato a realizzare oggetti in feltro, come borse, collane, braccialetti e tappeti. «Si è partiti da una materia prima considerata rifiuto speciale», ha sottolineato Elena Ciani dell'Università di Bari. Un'iniziativa che proseguirà all'interno del Carcere di Altamura grazie alla partecipazione di alcuni giovani al bando regionale "Principi Attivi". La materia prima è stata fornita da Masseria Viti De Angelis. Ben visibili, nella sala conferenze Tommaso Fiore, dove si è svolto l'incontro, i prodotti finali dei corsi, pane, fiori, piante, frutta e oggetti in feltro.

A prendere la parola, anche Gianluca Budano, presidente regionale ACLI, che ha sottolineato l'importanza di fare rete per valorizzare le tante risorse del territorio. Fra i rappresentanti istituzionali presenti, l'assessore regionale al Diritto allo Studio e alla Formazione Alba Sasso, che ha parlato di un «sovraffollamento delle carceri al limite della disumanità. Negli istituti di pena – ha detto – ci sono solo i poveri, coloro che non possiedono soldi per pagare gli avvocati in attesa di giudizio, gli immigrati clandestini che hanno commesso errori amministrativi. Ma da quando c'è una leva di giovani donne come direttrici delle carceri, qualcosa sta cambiando. Negli istituti penitenziari si stanno formando cooperative di detenuti che realizzano prodotti da commercializzare». Una proposta lanciata dallo stesso Direttore del carcere di Altamura.

Per il sindaco Mario Stacca, «gli obiettivi della rieducazione e della riabilitazione non devono rimanere solo sulla carta». Presente all'incontro anche il consigliere regionale Michele Ventricelli. Non sono mancate parole di ringraziamento nei confronti della Polizia penitenziaria, del gruppo dei bersaglieri di Altamura e delle altre Forze dell'Ordine. L'incontro è stato moderato dalla giornalista Stefania Cardo. 

Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna
Corsi di formazione presso il carcere di Altamura © Anna Maria Colonna