Canile sanitario ad Altamura, parla la Asl
Pubblicato oggi il bando per reperire la struttura, scadrà il 29 dicembre. Michele Maiullari: «Un ruolo determinante lo avranno le associazioni»
mercoledì 14 dicembre 2011
17.00
Ad Altamura manca il canile sanitario. Oggi è stato pubblicato un avviso per reperire la struttura idonea ad ospitarlo (il bando in allegato). La Giunta comunale ha deliberato di prendere in locazione un immobile per tre anni. I volontari della sezione locale della Lega Nazionale in Difesa del Cane chiedono di affrontare il problema in tempi rapidi. Dopo l'individuazione dei locali, la Asl dovrà rilasciare le necessarie autorizzazioni. Ed ora interviene nel dibattito. I randagi presenti sul territorio sono, per legge, di proprietà comunale. Il Comune ha stipulato negli scorsi anni una convenzione con un canile privato che prevede la spesa di circa 2 euro al giorno per cane. «Considerando che un cane vive in media 10 anni, si arriva anche a 7000 euro», spiega Antonio Colamonaco, dirigente presso il servizio veterinario della Asl di Bari.
La legge quadro 281 del 14 agosto 1991 prevede che i Comuni provvedano al risanamento dei canili esistenti o alla costruzione di rifugi per cani secondo disposizioni regionali. La limitazione delle nascite deve essere effettuata, invece, presso i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali. La Regione è intervenuta in materia di randagismo con la legge 12 del 3 aprile 1995. Il canile sanitario, da costruire entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della norma, rappresenta la struttura nella quale i randagi trovano accoglienza per 60 giorni, in attesa di riscatto, affidamento o cessione. Deve essere gestito dal Comune con l'assistenza dei servizi veterinari della Asl. È la Giunta regionale ad individuare, invece, i Comuni dove ubicare i rifugi. Qui vengono sistemati i cani provenienti dai canili sanitari che non hanno trovato adozione. La norma stabilisce che i rifugi, oltre che dai Comuni, possono essere gestiti da enti o associazioni iscritte all'albo regionale.
Con la legge regionale 26 del 9 agosto 2006, che modifica la 12/1995, si stabilisce che canili, pensioni, allevamenti e rifugi per cani, sia pubblici che privati, non possono superare duecento unità di animali, con esclusione di moduli contigui. La legge regionale n. 40/2007 ha previsto, inoltre, la possibilità per i canili rifugio comunali di aumentare la capienza oltre i 200 posti, ma a determinate condizioni. La stessa norma dà la possibilità ai sindaci di reimmettere sul territorio i cani catturati dopo gli interventi di sterilizzazione.
«Da un lato è stata lanciata l'idea che su questo tema non si può fare business - spiega Colamonaco - dall'altro, tali provvedimenti hanno messo in crisi proprio i Comuni. Non c'è più spazio per i cani. Con la delibera di Giunta comunale, su proposta del comandante della polizia municipale Michele Maiullari, si è creata una linea di demarcazione fra passato e futuro». La Delibera prevede la partecipazione attiva delle associazioni presenti sul territorio, in un rapporto sinergico fra Comune, Asl e associazionismo locale. Il progetto prevede anche un piano di controllo delle nascite sia sui cani randagi che su quelli di proprietà. La sterilizzazione dei randagi è gratuita e deve essere effettuata dal servizio veterinario della Asl.
«In passato - spiega Colamonaco - avevamo in comodato d'uso gratuito dei locali comunali dove, per circa 5 anni, abbiamo effettuato le sterilizzazioni. Poi la struttura fu chiusa per inagibilità e da allora siamo bloccati». Ora le spese di sterilizzazione sono a carico dei volontari. I costi variano a seconda delle strutture private, aggirandosi attorno ai 150 euro a cane. «Ma il professionista che interviene - chiarisce Colamonaco - sposa la causa dei volontari, dunque la somma richiesta rappresenta una sorta di "rimborso spese". Ma è pur sempre un costo».
Sulla questione interviene Vito De Rosa, direttore del servizio veterinario della Asl per l'area A: «Pur avendo personale e attrezzature, non possiamo intervenire con le sterilizzazioni perché manca la cosa essenziale, ovvero la struttura». Il dirigente del V Settore Michele Maiullari «nonostante le difficoltà, si andrà avanti. Ci sarà un contributo di 50 euro per le sterilizzazioni dei cani padronali. Il problema randagismo va tagliato alla radice. Nelle diverse iniziative, un ruolo determinante lo avranno le associazioni, che si sono impegnate nel corso degli anni per affrontare questo problema».
La legge quadro 281 del 14 agosto 1991 prevede che i Comuni provvedano al risanamento dei canili esistenti o alla costruzione di rifugi per cani secondo disposizioni regionali. La limitazione delle nascite deve essere effettuata, invece, presso i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali. La Regione è intervenuta in materia di randagismo con la legge 12 del 3 aprile 1995. Il canile sanitario, da costruire entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della norma, rappresenta la struttura nella quale i randagi trovano accoglienza per 60 giorni, in attesa di riscatto, affidamento o cessione. Deve essere gestito dal Comune con l'assistenza dei servizi veterinari della Asl. È la Giunta regionale ad individuare, invece, i Comuni dove ubicare i rifugi. Qui vengono sistemati i cani provenienti dai canili sanitari che non hanno trovato adozione. La norma stabilisce che i rifugi, oltre che dai Comuni, possono essere gestiti da enti o associazioni iscritte all'albo regionale.
Con la legge regionale 26 del 9 agosto 2006, che modifica la 12/1995, si stabilisce che canili, pensioni, allevamenti e rifugi per cani, sia pubblici che privati, non possono superare duecento unità di animali, con esclusione di moduli contigui. La legge regionale n. 40/2007 ha previsto, inoltre, la possibilità per i canili rifugio comunali di aumentare la capienza oltre i 200 posti, ma a determinate condizioni. La stessa norma dà la possibilità ai sindaci di reimmettere sul territorio i cani catturati dopo gli interventi di sterilizzazione.
«Da un lato è stata lanciata l'idea che su questo tema non si può fare business - spiega Colamonaco - dall'altro, tali provvedimenti hanno messo in crisi proprio i Comuni. Non c'è più spazio per i cani. Con la delibera di Giunta comunale, su proposta del comandante della polizia municipale Michele Maiullari, si è creata una linea di demarcazione fra passato e futuro». La Delibera prevede la partecipazione attiva delle associazioni presenti sul territorio, in un rapporto sinergico fra Comune, Asl e associazionismo locale. Il progetto prevede anche un piano di controllo delle nascite sia sui cani randagi che su quelli di proprietà. La sterilizzazione dei randagi è gratuita e deve essere effettuata dal servizio veterinario della Asl.
«In passato - spiega Colamonaco - avevamo in comodato d'uso gratuito dei locali comunali dove, per circa 5 anni, abbiamo effettuato le sterilizzazioni. Poi la struttura fu chiusa per inagibilità e da allora siamo bloccati». Ora le spese di sterilizzazione sono a carico dei volontari. I costi variano a seconda delle strutture private, aggirandosi attorno ai 150 euro a cane. «Ma il professionista che interviene - chiarisce Colamonaco - sposa la causa dei volontari, dunque la somma richiesta rappresenta una sorta di "rimborso spese". Ma è pur sempre un costo».
Sulla questione interviene Vito De Rosa, direttore del servizio veterinario della Asl per l'area A: «Pur avendo personale e attrezzature, non possiamo intervenire con le sterilizzazioni perché manca la cosa essenziale, ovvero la struttura». Il dirigente del V Settore Michele Maiullari «nonostante le difficoltà, si andrà avanti. Ci sarà un contributo di 50 euro per le sterilizzazioni dei cani padronali. Il problema randagismo va tagliato alla radice. Nelle diverse iniziative, un ruolo determinante lo avranno le associazioni, che si sono impegnate nel corso degli anni per affrontare questo problema».