Bimba morta soffocata, il padre non risponde alle domande del Gip
Sotto accusa i servizi sociali di Altamura
lunedì 14 novembre 2016
11.30
Non ha risposto alle domande del gip durante l'interrogatorio di garanzia, Giuseppe Difonzo, il giovane già detenuto per una presunta violenza sessuale su una 14enne, e ora finito sotto inchiesta con l'accusa di aver soffocato la figlioletta di appena tre mesi in una stanza di ospedale.
Dalla informativa della Procura emergono altri, inquietanti, dettagli. Primo fra tutti che la bambina nata il 29 ottobre 2015, nei tre mesi di vita è stata sottoposta a ripetuti ricoveri dopo l'intervento del pronto soccorso degli ospedali di Altamura e Bari. Dal 19 novembre 2015 al 13 febbraio 2016 giorno del decesso, la piccola è stata sottoposta a ben settantasei giorni di ricovero.
"In occasione dei vari accessi la lattante giungeva in ospedale sempre a causa di riferite cianosi, difficoltà respiratorie, crisi dispnotiche – si legge nell'informativa della Procura – condizioni mai riscontrate durante i ricoveri ospedalieri, in occasione dei quali era stata sempre monitorata e non era stata rilevata alcuna anomalia, ad eccezione di quanto accaduto la mattina del suo ultimo giorno di vita, intorno alle 12.30, la bambina era stata colta da una crisi respiratoria apparentemente riconducibile a inspiegabili motivi di salute, in circostanza che vedevano presente in stanza, all'interno dell'ospedale Giovanni XXIII, esclusivamente l'arrestato".
Tanti i dettagli e tantissimi i riscontri raccolti dagli inquirenti della Procura, oltre che dai Carabinieri di Altamura che hanno partecipato alle indagini, e riassunti nelle pesantissime accuse rese pubbliche dal Tribunale di Bari dal quale si apprende che secondo gli inquirenti, Difonzo avrebbe premeditato la morte della figlia poiché "la lattante era stata destinataria di diverse azioni aggressive e violente ai suoi danni da parte del padre".
Quel padre che oggi viene descritto come persona "munito di buon livello culturale e di cognizioni medico infermieristiche e giuridiche" il quale "dopo aver cagionato la morte della figlia, non si determinava a chiedere l'intervento dell'autorità giudiziaria pur in presenza del decesso così singolare, in quanto anomalo, improvviso e privo di alcun ancoraggio clinico. Si rimarca – prosegue la documentazione - che l'intervento della magistratura è stato richiesto dai sanitari che hanno avuto in cura la lattante".
Un padre tuttavia affetto da sindrome di Munchausen, un disturbo mentale che porta chi ne è affetto ad arrecare un danno fisico al figlio per attirare l'attenzione su di sé. Il bambino viene usato quindi per appagare un desiderio, inconscio, del genitore di mettere in atto un dramma personale e rinforzare la loro relazione con medici o ambiente ospedaliero. Gli esperti la chiamano "Sindrome di Munchausen per procura": l'abuso che deriva dalla troppa cura.
E sulla vicenda è intervenuto recentemente anche il sindaco di Altamura, Giacinto Forte, per difendere gli uffici comunali. Stando agli atti della magistratura barese, dopo il terzo ricovero della piccola, il primario di Neonatologia del Policlinico di Bari aveva segnalato al Tribunale per i minorenni di Bari un sospetto su possibili maltrattamenti subiti dalla bambina, ritenendo che i problemi respiratori non derivassero da una condizione clinica.
Dopo i primi accertamenti e dopo un nuovo ricovero (il 9 gennaio 2016), il 15 gennaio la piccola viene affidata ai servizi sociali di Altamura per collocarla in una comunità. Il provvedimento, però, sulla base della relazione degli assistenti sociali, del curatore nominato dal Tribunale e delle dichiarazioni dei genitori, è stato sospeso il 25 gennaio e poi definitivamente revocato il 29 gennaio. Il Tribunale ha riaffidato la bimba ai genitori disponendo però visite domiciliari a partire dal 2 febbraio. Una settimana dopo la piccola è stata nuovamente trasferita al Giovanni XXIII dove è deceduta il 13 febbraio.
Ora però il sindaco Forte difende gli uffici comunali accusati di non aver fatto abbastanza per salvare la piccolina. "Si poteva fare di più, tutti potevamo fare di più – ha dichiarato Forte all'agenzia Ansa - ma i miei uffici hanno ottemperato sempre e tempestivamente alle richieste del Tribunale".
Dalla informativa della Procura emergono altri, inquietanti, dettagli. Primo fra tutti che la bambina nata il 29 ottobre 2015, nei tre mesi di vita è stata sottoposta a ripetuti ricoveri dopo l'intervento del pronto soccorso degli ospedali di Altamura e Bari. Dal 19 novembre 2015 al 13 febbraio 2016 giorno del decesso, la piccola è stata sottoposta a ben settantasei giorni di ricovero.
"In occasione dei vari accessi la lattante giungeva in ospedale sempre a causa di riferite cianosi, difficoltà respiratorie, crisi dispnotiche – si legge nell'informativa della Procura – condizioni mai riscontrate durante i ricoveri ospedalieri, in occasione dei quali era stata sempre monitorata e non era stata rilevata alcuna anomalia, ad eccezione di quanto accaduto la mattina del suo ultimo giorno di vita, intorno alle 12.30, la bambina era stata colta da una crisi respiratoria apparentemente riconducibile a inspiegabili motivi di salute, in circostanza che vedevano presente in stanza, all'interno dell'ospedale Giovanni XXIII, esclusivamente l'arrestato".
Tanti i dettagli e tantissimi i riscontri raccolti dagli inquirenti della Procura, oltre che dai Carabinieri di Altamura che hanno partecipato alle indagini, e riassunti nelle pesantissime accuse rese pubbliche dal Tribunale di Bari dal quale si apprende che secondo gli inquirenti, Difonzo avrebbe premeditato la morte della figlia poiché "la lattante era stata destinataria di diverse azioni aggressive e violente ai suoi danni da parte del padre".
Quel padre che oggi viene descritto come persona "munito di buon livello culturale e di cognizioni medico infermieristiche e giuridiche" il quale "dopo aver cagionato la morte della figlia, non si determinava a chiedere l'intervento dell'autorità giudiziaria pur in presenza del decesso così singolare, in quanto anomalo, improvviso e privo di alcun ancoraggio clinico. Si rimarca – prosegue la documentazione - che l'intervento della magistratura è stato richiesto dai sanitari che hanno avuto in cura la lattante".
Un padre tuttavia affetto da sindrome di Munchausen, un disturbo mentale che porta chi ne è affetto ad arrecare un danno fisico al figlio per attirare l'attenzione su di sé. Il bambino viene usato quindi per appagare un desiderio, inconscio, del genitore di mettere in atto un dramma personale e rinforzare la loro relazione con medici o ambiente ospedaliero. Gli esperti la chiamano "Sindrome di Munchausen per procura": l'abuso che deriva dalla troppa cura.
E sulla vicenda è intervenuto recentemente anche il sindaco di Altamura, Giacinto Forte, per difendere gli uffici comunali. Stando agli atti della magistratura barese, dopo il terzo ricovero della piccola, il primario di Neonatologia del Policlinico di Bari aveva segnalato al Tribunale per i minorenni di Bari un sospetto su possibili maltrattamenti subiti dalla bambina, ritenendo che i problemi respiratori non derivassero da una condizione clinica.
Dopo i primi accertamenti e dopo un nuovo ricovero (il 9 gennaio 2016), il 15 gennaio la piccola viene affidata ai servizi sociali di Altamura per collocarla in una comunità. Il provvedimento, però, sulla base della relazione degli assistenti sociali, del curatore nominato dal Tribunale e delle dichiarazioni dei genitori, è stato sospeso il 25 gennaio e poi definitivamente revocato il 29 gennaio. Il Tribunale ha riaffidato la bimba ai genitori disponendo però visite domiciliari a partire dal 2 febbraio. Una settimana dopo la piccola è stata nuovamente trasferita al Giovanni XXIII dove è deceduta il 13 febbraio.
Ora però il sindaco Forte difende gli uffici comunali accusati di non aver fatto abbastanza per salvare la piccolina. "Si poteva fare di più, tutti potevamo fare di più – ha dichiarato Forte all'agenzia Ansa - ma i miei uffici hanno ottemperato sempre e tempestivamente alle richieste del Tribunale".