Approvata la mozione di sfiducia a Nicola Dambrosio
Non è più Presidente del Consiglio comunale. Pdl: "Nessun documento di sfiducia all'assessore Giovanni Saponaro"
venerdì 22 ottobre 2010
22.58
Approvata all'unanimità del Consiglio comunale, con 28 voti favorevoli, la mozione di sfiducia al presidente del Consiglio comunale Nicola Dambrosio e la revoca della carica. Assenti lo stesso Dambrosio, il capogruppo del Pdl Nicola Loizzo e Saverio Diperna (Pd). Secondo il Regolamento comunale, il nuovo Presidente del Consiglio comunale dovrebbe essere votato entro i prossimi 20 giorni.
A caratterizzare l'inizio del Consiglio comunale fissato per oggi sono stati momenti di forte tensione. Numerosi commercianti ed alcuni residenti nel Centro storico, membri dell'omonimo Comitato cittadino e associativo, hanno chiesto di affrontare la questione della Ztl – Zona a Traffico Limitato – che interessa la parte antica della città. Dallo scorso 11 ottobre, infatti, è in vigore la nuova disciplina della circolazione stradale, in base alla quale si vieta, nel Centro storico, il transito e la sosta dei veicoli privi di pass tutti i giorni dalle 14 alle 16.30 e dalle 19.30 alle 8. "Il divieto, anche parziale, di transito per i veicoli nel centro storico – dichiara il Comitato in un documento indirizzato al sindaco Mario Stacca e al comandante della Polizia municipale Michele Maiullari – è una soluzione che va a danneggiare le attività commerciali ed artigianali, oltre a contribuire ad un degrado delle condizioni di vita dei residenti stessi". Concordato per venerdì 29 ottobre un Consiglio monotematico sulla questione.
Il presidente del Consiglio comunale Nicola Dambrosio ha rinunciato a dimettersi volontariamente anche stasera. Nelle dichiarazioni rilasciate prima di abbandonare l'aula, ha parlato più volte di "diffamazione" e di "equivoci di stampa" relativi alle parole da lui pronunciate all'indomani dell'omicidio di Bartolo Dambrosio, suo pro-cugino. "La revoca dall'incarico costituisce una mera trasformazione dell'invito alle dimissioni con l'aggravante di utilizzare una via differente da quella che, in un primo tempo, era stata affidata al semplice comportamento volontario del sottoscritto". Dambrosio ha giustificato le sue mancate dimissioni affermando che "l'equivoco determinato dagli articoli di stampa è stato talmente grave che l'accettare l'invito alle dimissioni avrebbe avuto il significato di riconoscere la verità di insinuazioni ed accuse che non hanno alcun fondamento". Secondo Dambrosio non vi sarebbero i presupposti previsti dalla legge, dallo Statuto e dai regolamenti per adottare la revoca dall'incarico affidatogli. "Va innanzitutto chiarito che al di là della vicenda apparsa sulla stampa – ha continuato Dambrosio – il sottoscritto non si è reso responsabile di alcun fatto grave ed irreparabile commesso nell'esercizio delle proprie funzioni". Ed ha chiamato in causa l'articolo 25, comma 3, dello Statuto, che "consente la revoca del Presidente solo per ragioni di carattere istituzionale connesse all'esclusivo espletamento delle funzioni", e il Regolamento comunale, che "fa riferimento ad una motivazione connessa all'esclusivo espletamento delle funzioni istituzionali".
"Sta di fatto – ha aggiunto Dambrosio – che il testo della mozione di sfiducia (ndr, firmata da diciannove consiglieri di Centrodestra e dal Sindaco e presentata lo scorso 14 ottobre) non fa riferimento in alcun modo a ragioni attinenti all'esclusivo espletamento delle funzioni". Ha, poi, fatto cenno all'inopportunità del mantenimento della carica espressa nella mozione, definendola una "motivazione illegittima per la proposta di revoca, perché non si può deliberare una revoca dell'incarico per motivi di opportunità, ma solo per ragioni istituzionali esclusivamente connesse all'espletamento delle funzioni".
Dambrosio ha, poi, concluso affermando che "nel momento in cui sarà acclarato" che il suo "comportamento è stato oggetto di manipolazione, diversificazione e insidiosa utilizzazione da parte della stampa, sarà disponibile in maniera onorata e dignitosa a lasciare l'incarico che, liberamente, il Consiglio comunale gli ha attribuito e che, invece, ingiustamente, la stampa, attraverso l'eccitazione degli animi e dei sentimenti, intende sottrargli".
Dopo una lunga discussione durante la quale sono state espresse le diverse opinioni, la mozione di sfiducia è stata modificata con l'integrazione degli emendamenti di maggioranza e di opposizione. Fra le motivazioni espresse nella mozione di sfiducia per la revoca dell'incarico a Nicola Dambrosio, le dichiarazioni rese alla stampa e ritenute "inopportune perché con esse si esaltava la personalità della vittima di un omicidio riconosciuto dalle autorità inquirenti come presunto esponente di malavita dall'elevato spessore criminale". Le stesse sono state rese "senza alcuna partecipazione delle forze politiche di maggioranza e di minoranza". Tale condotta, si dichiara ancora nella mozione, "ha leso la rappresentatività e la legittimità dell'organo consiliare" ed è stata "perpetrata in netto contrasto con la natura rappresentativa della carica di Presidente del Consiglio, cagionando il rischio che il contenuto delle medesime dichiarazioni fosse erroneamente attribuito alla totalità del Consiglio comunale e singolarmente ai suoi componenti". Le dichiarazioni di Dambrosio, inoltre, "sono state stigmatizzate e condannate dai rappresentanti istituzionali del Governo e della Magistratura". Nella mozione, anche il riferimento ai "rapporti amichevoli intrattenuti con il figlio del concessionario dell'appalto di raccolta e smaltimento dei rifiuti e al contenuto delle conversazioni telefoniche, intercettate dai carabinieri e pubblicate dalla stampa", che "violano i principi di trasparenza e neutralità che devono assistere l'esercizio della funzione di cui è (ndr, Dambrosio) investito, ancorché, allo stato, non vi siano comportamenti ritenuti penalmente rilevanti". Cause della mozione, anche "violazioni alle regole comportamentali connaturate alla carica di garante della corretta dinamica politico amministrativa del Comune".
Un accenno alla richiesta di revoca della carica di assessore alla Cultura a Giovanni Saponaro da parte del Pdl. "Non c'è stato alcun documento di sfiducia – ha sottolineato il consigliere Nunzio Lagonigro (Pdl) – nel nostro documento, che era all'Ordine del Giorno, abbiamo ribadito con una certa puntualità che tutti coloro che era stati in qualche modo interessati a queste vicende facessero le loro dovute considerazioni e li abbiamo invitati a prendere eventuali iniziative".
A caratterizzare l'inizio del Consiglio comunale fissato per oggi sono stati momenti di forte tensione. Numerosi commercianti ed alcuni residenti nel Centro storico, membri dell'omonimo Comitato cittadino e associativo, hanno chiesto di affrontare la questione della Ztl – Zona a Traffico Limitato – che interessa la parte antica della città. Dallo scorso 11 ottobre, infatti, è in vigore la nuova disciplina della circolazione stradale, in base alla quale si vieta, nel Centro storico, il transito e la sosta dei veicoli privi di pass tutti i giorni dalle 14 alle 16.30 e dalle 19.30 alle 8. "Il divieto, anche parziale, di transito per i veicoli nel centro storico – dichiara il Comitato in un documento indirizzato al sindaco Mario Stacca e al comandante della Polizia municipale Michele Maiullari – è una soluzione che va a danneggiare le attività commerciali ed artigianali, oltre a contribuire ad un degrado delle condizioni di vita dei residenti stessi". Concordato per venerdì 29 ottobre un Consiglio monotematico sulla questione.
Il presidente del Consiglio comunale Nicola Dambrosio ha rinunciato a dimettersi volontariamente anche stasera. Nelle dichiarazioni rilasciate prima di abbandonare l'aula, ha parlato più volte di "diffamazione" e di "equivoci di stampa" relativi alle parole da lui pronunciate all'indomani dell'omicidio di Bartolo Dambrosio, suo pro-cugino. "La revoca dall'incarico costituisce una mera trasformazione dell'invito alle dimissioni con l'aggravante di utilizzare una via differente da quella che, in un primo tempo, era stata affidata al semplice comportamento volontario del sottoscritto". Dambrosio ha giustificato le sue mancate dimissioni affermando che "l'equivoco determinato dagli articoli di stampa è stato talmente grave che l'accettare l'invito alle dimissioni avrebbe avuto il significato di riconoscere la verità di insinuazioni ed accuse che non hanno alcun fondamento". Secondo Dambrosio non vi sarebbero i presupposti previsti dalla legge, dallo Statuto e dai regolamenti per adottare la revoca dall'incarico affidatogli. "Va innanzitutto chiarito che al di là della vicenda apparsa sulla stampa – ha continuato Dambrosio – il sottoscritto non si è reso responsabile di alcun fatto grave ed irreparabile commesso nell'esercizio delle proprie funzioni". Ed ha chiamato in causa l'articolo 25, comma 3, dello Statuto, che "consente la revoca del Presidente solo per ragioni di carattere istituzionale connesse all'esclusivo espletamento delle funzioni", e il Regolamento comunale, che "fa riferimento ad una motivazione connessa all'esclusivo espletamento delle funzioni istituzionali".
"Sta di fatto – ha aggiunto Dambrosio – che il testo della mozione di sfiducia (ndr, firmata da diciannove consiglieri di Centrodestra e dal Sindaco e presentata lo scorso 14 ottobre) non fa riferimento in alcun modo a ragioni attinenti all'esclusivo espletamento delle funzioni". Ha, poi, fatto cenno all'inopportunità del mantenimento della carica espressa nella mozione, definendola una "motivazione illegittima per la proposta di revoca, perché non si può deliberare una revoca dell'incarico per motivi di opportunità, ma solo per ragioni istituzionali esclusivamente connesse all'espletamento delle funzioni".
Dambrosio ha, poi, concluso affermando che "nel momento in cui sarà acclarato" che il suo "comportamento è stato oggetto di manipolazione, diversificazione e insidiosa utilizzazione da parte della stampa, sarà disponibile in maniera onorata e dignitosa a lasciare l'incarico che, liberamente, il Consiglio comunale gli ha attribuito e che, invece, ingiustamente, la stampa, attraverso l'eccitazione degli animi e dei sentimenti, intende sottrargli".
Dopo una lunga discussione durante la quale sono state espresse le diverse opinioni, la mozione di sfiducia è stata modificata con l'integrazione degli emendamenti di maggioranza e di opposizione. Fra le motivazioni espresse nella mozione di sfiducia per la revoca dell'incarico a Nicola Dambrosio, le dichiarazioni rese alla stampa e ritenute "inopportune perché con esse si esaltava la personalità della vittima di un omicidio riconosciuto dalle autorità inquirenti come presunto esponente di malavita dall'elevato spessore criminale". Le stesse sono state rese "senza alcuna partecipazione delle forze politiche di maggioranza e di minoranza". Tale condotta, si dichiara ancora nella mozione, "ha leso la rappresentatività e la legittimità dell'organo consiliare" ed è stata "perpetrata in netto contrasto con la natura rappresentativa della carica di Presidente del Consiglio, cagionando il rischio che il contenuto delle medesime dichiarazioni fosse erroneamente attribuito alla totalità del Consiglio comunale e singolarmente ai suoi componenti". Le dichiarazioni di Dambrosio, inoltre, "sono state stigmatizzate e condannate dai rappresentanti istituzionali del Governo e della Magistratura". Nella mozione, anche il riferimento ai "rapporti amichevoli intrattenuti con il figlio del concessionario dell'appalto di raccolta e smaltimento dei rifiuti e al contenuto delle conversazioni telefoniche, intercettate dai carabinieri e pubblicate dalla stampa", che "violano i principi di trasparenza e neutralità che devono assistere l'esercizio della funzione di cui è (ndr, Dambrosio) investito, ancorché, allo stato, non vi siano comportamenti ritenuti penalmente rilevanti". Cause della mozione, anche "violazioni alle regole comportamentali connaturate alla carica di garante della corretta dinamica politico amministrativa del Comune".
Un accenno alla richiesta di revoca della carica di assessore alla Cultura a Giovanni Saponaro da parte del Pdl. "Non c'è stato alcun documento di sfiducia – ha sottolineato il consigliere Nunzio Lagonigro (Pdl) – nel nostro documento, che era all'Ordine del Giorno, abbiamo ribadito con una certa puntualità che tutti coloro che era stati in qualche modo interessati a queste vicende facessero le loro dovute considerazioni e li abbiamo invitati a prendere eventuali iniziative".