Altri 2.896 lavoratori "Natuzzi" in cassa integrazione
Il Partito di Rifondazione Comunista si esprime in merito alla questione. Chiesta l'elaborazione di un piano industriale
giovedì 23 settembre 2010
16.01
"La notizia diffusa dalla Natuzzi spa agli organi d'informazione nei giorni scorsi, circa l'esigenza di chiedere al Ministero del lavoro altra Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per quasi 3000 lavoratori, oltre a destare serie preoccupazioni per i livelli occupazionali del territorio, dimostra l'estrema pertinenza delle critiche avanzate da Rifondazione Comunista in merito ai provvedimenti adottati in materia di lavoro nella zona murgiana". Così comincia il comunicato stampa del Partito della Rifondazione Comunista di Puglia e Basilicata in merito all'avvio della cassa integrazione per molti dei lavoratori che operavano nel settore del mobile imbottito.
Dal 16 ottobre scorso, infatti, la Natuzzi vuole mettere in Cassa integrazione "per crisi fino a un massimo di 2.896 lavoratori'' (questo il dato preciso) impiegati a Bari, Taranto, Matera e Udine. Per questo motivo il Partito di Rifondazione Comunista "ha già in passato chiesto alle Istituzioni interessate di elaborare una politica economica di diversificazione produttiva per superare la monocultura del mobile imbottito, anziché usare la morfina dei finanziamenti pubblici come unico strumento per rianimare un settore agonizzante".
Tra le motivazioni della richiesta si precisa che la crisi economica, "ancor più grave per il settore dell'arredamento", è legata al perdurante andamento negativo del settore immobiliare a livello mondiale (in particolare in America, Inghilterra e Spagna), e ciò ha un impatto immediato sulla vendita di prodotti legati all'arredamento e al calo dei consumi.
Si legge ancora nel comunicato: "L'organizzazione del lavoro, il sistema incentivante e la gestione degli ammortizzatori sociali imposti dall'Azienda santermana ai propri dipendenti, basate sulla centralità della quantità a sfavore della qualità, d'altronde, ha sempre denotato una strategia di mercato fondata, sostanzialmente, sulla compressione del costo del lavoro e la conseguente delocalizzazione produttiva verso Paesi più appetibili da questo punto di vista".
Si fa appello alla responsabilità sociale "che i vertici della Natuzzi spa ricoprono nel territorio delle Murge e chiedono agli stessi di elaborare un Piano industriale degno di questo nome e all'altezza delle sfide che il nuovo millennio pone, quindi, corrispondente ai nuovi prodotti che il commercio internazionale richiede e capace di valorizzare quel Marchio che tutti i lavoratori hanno contribuito a rendere prestigioso". L'appello è anche rivolto a tutti gli Enti pubblici affinchè si attivino per rilanciare il Sistema economico locale cercando di non far diminuire ulteriormente i consumi ed investendo anche in quei settori presenti che, seppur importanti, non hanno goduto finora della dovuta attenzione.
"Infine, i PRC Puglia e Basilicata propongono a tutti i lavoratori e Organizzazioni sindacali una mobilitazione generale per difendere i livelli occupazionali e vigilare affinché l'occasione della crisi non sia colta, come i molteplici contesti ci insegnano, per fare della macelleria sociale ed accrescere a dismisura i profitti".
Dal 16 ottobre scorso, infatti, la Natuzzi vuole mettere in Cassa integrazione "per crisi fino a un massimo di 2.896 lavoratori'' (questo il dato preciso) impiegati a Bari, Taranto, Matera e Udine. Per questo motivo il Partito di Rifondazione Comunista "ha già in passato chiesto alle Istituzioni interessate di elaborare una politica economica di diversificazione produttiva per superare la monocultura del mobile imbottito, anziché usare la morfina dei finanziamenti pubblici come unico strumento per rianimare un settore agonizzante".
Tra le motivazioni della richiesta si precisa che la crisi economica, "ancor più grave per il settore dell'arredamento", è legata al perdurante andamento negativo del settore immobiliare a livello mondiale (in particolare in America, Inghilterra e Spagna), e ciò ha un impatto immediato sulla vendita di prodotti legati all'arredamento e al calo dei consumi.
Si legge ancora nel comunicato: "L'organizzazione del lavoro, il sistema incentivante e la gestione degli ammortizzatori sociali imposti dall'Azienda santermana ai propri dipendenti, basate sulla centralità della quantità a sfavore della qualità, d'altronde, ha sempre denotato una strategia di mercato fondata, sostanzialmente, sulla compressione del costo del lavoro e la conseguente delocalizzazione produttiva verso Paesi più appetibili da questo punto di vista".
Si fa appello alla responsabilità sociale "che i vertici della Natuzzi spa ricoprono nel territorio delle Murge e chiedono agli stessi di elaborare un Piano industriale degno di questo nome e all'altezza delle sfide che il nuovo millennio pone, quindi, corrispondente ai nuovi prodotti che il commercio internazionale richiede e capace di valorizzare quel Marchio che tutti i lavoratori hanno contribuito a rendere prestigioso". L'appello è anche rivolto a tutti gli Enti pubblici affinchè si attivino per rilanciare il Sistema economico locale cercando di non far diminuire ulteriormente i consumi ed investendo anche in quei settori presenti che, seppur importanti, non hanno goduto finora della dovuta attenzione.
"Infine, i PRC Puglia e Basilicata propongono a tutti i lavoratori e Organizzazioni sindacali una mobilitazione generale per difendere i livelli occupazionali e vigilare affinché l'occasione della crisi non sia colta, come i molteplici contesti ci insegnano, per fare della macelleria sociale ed accrescere a dismisura i profitti".