Altamura ricorda i suoi eroi del 1799
La Fanfara e l'Inno Nazionale accompagnano la cerimonia
lunedì 10 maggio 2010
Ieri Altamura ha ricordato i suoi Martiri del 1799 con una cerimonia in piazza Duomo, alla quale hanno partecipato le autorità civili, il sindaco del Comune Mario Stacca, la Confraternita San Francesco da Paola, l'ArciConfraternita PioSodalizio SS. Rosario e l'associazione nazionale Bersaglieri (sezione Altamura). Da sottolineare anche la presenza di numerosi bambini. Ed è proprio rivolto alle giovani generazioni il monito del "non dimenticare", soprattutto chi con fervente passione ha difeso, perdendo la vita, gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità che i venti della Rivoluzione Francese portarono anche nella nostre terre.
"Noi: la storia di ieri e di oggi". Cenni storici.
1799. Nella notte a cavallo tra l'8 e il 9 di maggio dello stesso anno, la leggenda racconta che una ragazza altamurana, innamorata di un soldato calabrese, gli permise l'accesso all'interno della cittadina fortificata attraverso una porta segreta situata in "Claustro Tradimento" (di qui il nome). Da quel momento comincerà la capitolazione della città.
Nello stesso anno, i Repubblicani altamurani tennero arringhe in piazza fra il popolo e assaltarono, per distruggerle, tutte le insegne reali. Da quel momento Altamura da borbonica divenne fervente repubblicana. Simbolo emblematico di questo mutamento, fu l'innalzamento dell'albero della libertà portato poi in processione, da tutto il popolo, per le strade della città. A questo punto, lo scontro con le truppe borboniche, decise a riportare l'antico ordine monarchico, divenne quasi scontato.
Il 24 aprile la città, consapevole che non ci sarebbero stati aiuti francesi in quanto le loro truppe furono richiamate in alta Italia, era pronta alla battaglia. Quando il Cardinale Fabrizio Ruffo, uomo scelto per condurre le truppe contro gli insorti, giunse presso le mura della città propose la resa ma fu sdegnosamente rifiutata. Allora lo scontro ebbe inizio. Dopo tredici ore di incessante battaglia, le munizioni degli altamurani cominciarono a scarseggiare e si decise di caricare i cannoni con monete e posate. Da questo particolare i nemici capirono che ormai la resistenza era disperata e sull'orlo del collasso. La situazione così tragica portò all'evacuazione degli abitanti dalle uniche due porte non presidiate dai nemici: Porta S. Teresa e Porta Bari. Un'ora dopo i soldati borbonici entrarono nella città saccheggiandola e sterminandola. Gli ultimi temerari che decisero di rimanere e combattere fino alla fine furono assassinati. Ma è stata proprio la loro caparbietà che ha permesso ad Altamura di fregiarsi dell'appellativo di Leonessa di Puglia.
"Noi: la storia di ieri e di oggi". Cenni storici.
1799. Nella notte a cavallo tra l'8 e il 9 di maggio dello stesso anno, la leggenda racconta che una ragazza altamurana, innamorata di un soldato calabrese, gli permise l'accesso all'interno della cittadina fortificata attraverso una porta segreta situata in "Claustro Tradimento" (di qui il nome). Da quel momento comincerà la capitolazione della città.
Nello stesso anno, i Repubblicani altamurani tennero arringhe in piazza fra il popolo e assaltarono, per distruggerle, tutte le insegne reali. Da quel momento Altamura da borbonica divenne fervente repubblicana. Simbolo emblematico di questo mutamento, fu l'innalzamento dell'albero della libertà portato poi in processione, da tutto il popolo, per le strade della città. A questo punto, lo scontro con le truppe borboniche, decise a riportare l'antico ordine monarchico, divenne quasi scontato.
Il 24 aprile la città, consapevole che non ci sarebbero stati aiuti francesi in quanto le loro truppe furono richiamate in alta Italia, era pronta alla battaglia. Quando il Cardinale Fabrizio Ruffo, uomo scelto per condurre le truppe contro gli insorti, giunse presso le mura della città propose la resa ma fu sdegnosamente rifiutata. Allora lo scontro ebbe inizio. Dopo tredici ore di incessante battaglia, le munizioni degli altamurani cominciarono a scarseggiare e si decise di caricare i cannoni con monete e posate. Da questo particolare i nemici capirono che ormai la resistenza era disperata e sull'orlo del collasso. La situazione così tragica portò all'evacuazione degli abitanti dalle uniche due porte non presidiate dai nemici: Porta S. Teresa e Porta Bari. Un'ora dopo i soldati borbonici entrarono nella città saccheggiandola e sterminandola. Gli ultimi temerari che decisero di rimanere e combattere fino alla fine furono assassinati. Ma è stata proprio la loro caparbietà che ha permesso ad Altamura di fregiarsi dell'appellativo di Leonessa di Puglia.