Altamura in risciò, il diario di viaggio di Rocco Marvaso

Nel suo blog, una sezione interamente dedicata alla "città del pane". Fra "buon cibo, bella gente e le vestigia degli antichi Peuceti"

giovedì 23 dicembre 2010 09.00
A cura di Anna Maria Colonna
Rocco Marvaso e la storia del suo risciò. Portava ad Altamura una felicità a basso consumo. Ma solo per qualche ora, perché era già pronto a ripartire. Aveva molta strada da fare, ma questo non gli vietò di sostare nella "città del pane".

Rocco ha deciso di raccontare nel suo blog il viaggio da Cittanova (Reggio Calabria) a San Giovanni Rotondo (Foggia) a bordo di un rikscia, bicicletta-triciclo per trasportare la gente a mo' di taxi. É giunto a destinazione il 9 giugno 2010, dopo aver attraversato la catena dell'Aspromonte, la costa jonica occidentale fino a Metaponto, la Lucania (Matera), la pianura barese e il litorale della Terra di Bari. Fra le tappe citate c'è anche Altamura, fotografata da diverse angolazioni.

"Venerdì 4 giugno 2010, tredicesimo giorno. Come andò che trascorsi la giornata ad Altamura, fra buon cibo, bella gente e le vestigia degli antichi Peuceti". Rocco comincia a descrivere così la sua avventura altamurana. La notte trascorsa "nella casetta della fattoria Debernardis è stata piuttosto umida e fresca, e svegliandomi ho avvertito un certo mal di gola". Il tempo promette pioggia, ma gli animali richiamano l'attenzione dell'ospite. "I più belli erano i pavoni, ma c'erano anche asini, vitelli, maiali e soprattutto cavalli. Ora con la luce del sole potevo constatare che questo è soprattutto un centro di equitazione, con diversi cavalli, e attrezzatura per corse, come dei bassi carrozzini parcheggiati all'aperto".

Poi la colazione a base di tè nero in compagnia di "alcune educatrici che stavano aspettando un gruppo di ragazzini per la cosiddetta Asinoterapia". La passeggiata fino al centro abitato e "la pausa prolungata a metà mattinata all'ufficio postale, poco fuori dal centro. C'era tanta gente in coda con il numerino in mano. Io - racconta Rocco - ho parcheggiato sulla strada e ho sfruttato l'attesa per fare una buona colazione al riparo del risciò. Ho tirato fuori i rimanenti fiocchi d'avena portati dalla Germania, li ho mischiati con l'acqua ed il miele nella tazza da colazione ed ho aggiunto diverse marmellatine confezionate".

All'ora di pranzo, Rocco percorre il Centro storico. "Mi sono guardato attorno, una suggestiva scultura tardo-ottocentesca si erge sulla piazza del Duomo. Il Duomo, un grande esempio di romanico pugliese, una costruzione voluta dall'imperatore normanno-tedesco Federico II di Svevia, che nelle dimensioni suggerisce che nel Medioevo Altamura era un centro assai più importante di oggi, in epoche in cui i centri costieri erano troppo pericolosi sia per abitare che per commerciare".

Non manca la visita a Palazzo di Città, "espressione pugliese per chiamare il Municipio", poi il pranzo presso la trattoria Federico II di Svevia. "Ho mangiato proprio quello che mi auguro sempre di mangiare quando sono fuori sede, un semplice e sostanzioso piatto di pasta e legumi, in questo caso lenticchie di Altamura. Mentre ero dentro a mangiare, all'entrata, dove avevo parcheggiato - racconta Rocco nel suo diario elettronico - si sono radunati alcuni curiosi personaggi locali, il più anziano dei quali si è accomodato. Poco dopo pranzo ho pedalato per il centro semideserto alla ricerca del Museo Archeologico e mi sono imbattuto in una cosa tipica della Puglia, le fontane dell'Acquedotto pugliese, con le loro comode manopole a rotella. Per contro, le fontane pubbliche in Calabria sono per lo più aperte tutto il tempo, mentre l'acqua viene razionata in estate, quando più ce ne sarebbe bisogno".

Rocco racchiude la sua visita al Museo archeologico in una descrizione breve ma efficace. "Un ampio palazzo a due piani espositivi, il piano inferiore è dedicato a storia e cultura dei Peuceti, la popolazione che secoli prima della conquista romana in questa zona coltivò la terra e fondò la città munendola di alte mura difensive. In particolare, fra gli oggetti rinvenuti negli scavi archeologici locali, molti sono gli Enchytrismos, dei vasi tondeggianti usati per deporvi i neonati defunti, e le tanagrine, statuette che si regalavano alle ragazzine quando cominciavano a mostrare i segni fisici della fertilità, e che mi ricordano delle Barbies di terracotta. Una intera sezione didattica è dedicata all'evoluzione nel tempo della tecnica di coltivazione e lavorazione del frumento, che in queste contrade già nella preistoria era all'avanguardia. Infine il piano superiore era dedicato all'Uomo di Altamura, un ritrovamento importante per la paleontologia, e alla grotta di Lamalunga, una cavità carsica in cui abitavano uomini preistorici. Intanto, nel porticato sottostante l'edificio, un solerte custode del Museo vegliava sulla sicurezza del risciò, parcheggiato fra enormi e colorate effigi di quei dinosauri che presso Altamura lasciavano milioni di anni fa le loro impronte nel fango".

Rocco si sofferma ad ammirare il portale della Cattedrale. Lungo le strade incontra diverse persone che inevitabilmente porta "in giro in risciò. Ne ho approfittato per farmi consigliare il migliore panificio di Altamura, in piazza Mercadante, ove ho fatto provvista di pane d Altamura DOC, oltre che di ottima focaccia locale. Sono capitato poi in una fiera di articoli agricoli, in viale Martiri del 1799 (ndr, ExpoMurgia). Qui ho parlato con diverse persone, che mi hanno consigliato sulla via per Bari di stare attento al cartellone giallo, che indica la strada colonica che conduce ad un ottimo B&B, chiamato Valleverde. Prima di abbandonare Altamura, presso un banco di leccornie all'entrata della fiera, ho comprato un pacchetto di favette, nient'altro che fave arrostite, ma uno squisito propellente".

Rocco lascia Altamura al tramonto e, "dopo un paio di chilometri di Statale 96", avvista "il cartello giallo". E conclude così il racconto della sua avventura altamurana: "Sono giunto in questo bellissimo villino immerso in una fitta pineta. La signora Indrio, che gestisce l'agriturismo ed anche le casette-bungalow nella pineta, mi ha assegnato per stanotte la casa dei Pettirossi, un piccolo monolocale con veranda, bagno, televisione e tre letti".

Il racconto di Rocco Marvaso è un omaggio alle bellezze e agli abitanti di Altamura. La città assume una veste ed una luce nuova agli occhi di chi la scopre per la prima volta. Per leggere la sezione che Rocco Marvaso ha dedicato ad Altamura nel suo blog, basta cliccare qui.