Ai raggi x i denti dell'Uomo di Altamura
Pubblicati i risultati di uno studio condotto nella grotta di Lamalunga
giovedì 3 dicembre 2020
12.12
La ricerca scientifica punta nuovamente i riflettori sull'Uomo di Altamura, il più completo scheletro di Neanderthal mai scoperto e uno fra i più antichi, risalente a circa 150mila anni fa.
Rinvenuto nel 1993 in Puglia, nelle profondità della grotta carsica di Lamalunga in Alta Murgia, è tuttora imprigionato nella roccia a diversi metri di profondità, coperto di incrostazioni calcaree che ne rendono difficile l'osservazione. L'eccezionale reperto, testimonianza di un uomo preistorico precipitato in un pozzo naturale dove morì di stenti, è di fondamentale importanza per i ricercatori. È stato oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) e autorizzato dalla competente Soprintendenza Archeologica, che ha permesso una serie di indagini scientifiche condotte negli ultimi anni (2017-2020), i cui risultati iniziano ora a essere pubblicati su riviste internazionali.
Lo studio appena pubblicato su PLOS ONE si è occupato dei denti del Neanderthal di Altamura e del suo "apparato di masticazione" (mascella e mandibola). Lo hanno realizzato insieme l'Università di Firenze, la Sapienza Università di Roma e l'Università di Pisa ["In situ observations on the dentition and the oral cavity of the Neanderthal skeleton from Altamura (Italy)" https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0241713]. I responsabili delle unità operative – che hanno operato in condizioni molto difficili - sono stati Jacopo Moggi Cecchi, antropologo dell'Ateneo fiorentino, Damiano Marchi (Università di Pisa) e Giorgio Manzi (Sapienza Università di Roma), che è anche il coordinatore del progetto complessivo del MUR.
Il gruppo di ricerca ha condotto una serie di osservazioni e rilevamenti sul posto, calandosi all'interno della grotta. "Grazie all'ausilio di sonde videoscopiche ad alta risoluzione (che dobbiamo alla collaborazione della Olympus Europa) – spiega Jacopo Moggi Cecchi - siamo riusciti a osservare le caratteristiche della dentatura e delle ossa mascellari, ottenendo nuove informazioni sull'età e lo stato di salute e confermando la presenza di caratteri tipici dei Neanderthal".
"La presenza del terzo molare (il "dente del giudizio") e il grado di usura masticatoria indicano un individuo adulto, piuttosto avanti negli anni, ma non anziano. L'uomo doveva aver avuto qualche problema di salute; è stata infatti osservata la perdita di due denti prima della morte: uno lo aveva perso da diversi anni, l'altro in tempi successivi – aggiunge Giorgio Manzi -. È una delle rare volte nelle quali si osservano queste circostanze in un Neanderthal, visto che nella preistoria antica l'incidenza di problemi dentari era molto bassa".
"Abbiamo anche effettuato – spiega Damiano Marchi responsabile del gruppo di ricerca dell'Università di Pisa di cui fa parte anche il professor Giovanni Boschian – una radiografia dei denti anteriori, utilizzando per la prima volta a questo scopo un apparecchio a raggi X portatile KaVo NOMAD Pro 2. In questo modo abbiamo così individuato una lesione nell'osso, alla base di un incisivo, che potrebbe essere dovuta a una forte stress non riconducibile all'alimentazione".
Lo studio è stato effettuato nel corso del progetto "Karst", un Prin (progetto di rilevante interesse nazionale) finanziato dal Ministero della ricerca, durato tre anni e concluso. Ora sono iniziate le pubblicazioni dei risultati.
Rinvenuto nel 1993 in Puglia, nelle profondità della grotta carsica di Lamalunga in Alta Murgia, è tuttora imprigionato nella roccia a diversi metri di profondità, coperto di incrostazioni calcaree che ne rendono difficile l'osservazione. L'eccezionale reperto, testimonianza di un uomo preistorico precipitato in un pozzo naturale dove morì di stenti, è di fondamentale importanza per i ricercatori. È stato oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) e autorizzato dalla competente Soprintendenza Archeologica, che ha permesso una serie di indagini scientifiche condotte negli ultimi anni (2017-2020), i cui risultati iniziano ora a essere pubblicati su riviste internazionali.
Lo studio appena pubblicato su PLOS ONE si è occupato dei denti del Neanderthal di Altamura e del suo "apparato di masticazione" (mascella e mandibola). Lo hanno realizzato insieme l'Università di Firenze, la Sapienza Università di Roma e l'Università di Pisa ["In situ observations on the dentition and the oral cavity of the Neanderthal skeleton from Altamura (Italy)" https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0241713]. I responsabili delle unità operative – che hanno operato in condizioni molto difficili - sono stati Jacopo Moggi Cecchi, antropologo dell'Ateneo fiorentino, Damiano Marchi (Università di Pisa) e Giorgio Manzi (Sapienza Università di Roma), che è anche il coordinatore del progetto complessivo del MUR.
Il gruppo di ricerca ha condotto una serie di osservazioni e rilevamenti sul posto, calandosi all'interno della grotta. "Grazie all'ausilio di sonde videoscopiche ad alta risoluzione (che dobbiamo alla collaborazione della Olympus Europa) – spiega Jacopo Moggi Cecchi - siamo riusciti a osservare le caratteristiche della dentatura e delle ossa mascellari, ottenendo nuove informazioni sull'età e lo stato di salute e confermando la presenza di caratteri tipici dei Neanderthal".
"La presenza del terzo molare (il "dente del giudizio") e il grado di usura masticatoria indicano un individuo adulto, piuttosto avanti negli anni, ma non anziano. L'uomo doveva aver avuto qualche problema di salute; è stata infatti osservata la perdita di due denti prima della morte: uno lo aveva perso da diversi anni, l'altro in tempi successivi – aggiunge Giorgio Manzi -. È una delle rare volte nelle quali si osservano queste circostanze in un Neanderthal, visto che nella preistoria antica l'incidenza di problemi dentari era molto bassa".
"Abbiamo anche effettuato – spiega Damiano Marchi responsabile del gruppo di ricerca dell'Università di Pisa di cui fa parte anche il professor Giovanni Boschian – una radiografia dei denti anteriori, utilizzando per la prima volta a questo scopo un apparecchio a raggi X portatile KaVo NOMAD Pro 2. In questo modo abbiamo così individuato una lesione nell'osso, alla base di un incisivo, che potrebbe essere dovuta a una forte stress non riconducibile all'alimentazione".
Lo studio è stato effettuato nel corso del progetto "Karst", un Prin (progetto di rilevante interesse nazionale) finanziato dal Ministero della ricerca, durato tre anni e concluso. Ora sono iniziate le pubblicazioni dei risultati.