Agnelli altamurani
Tra realtà e metafora. Un rendiconto dei consumi alimentari nel periodo natalizio
lunedì 3 gennaio 2011
17.48
Tempo di bilanci, tempo di propositi. Durante il periodo festivo sulle tavole degli altamurani lenticchie, mangiate per tradizione, ma anche per superstizione (pensare di essere l'unico in Altamura a non arricchirsi nel corso del nuovo anno per un pugno di lenticchie non è certo una bella prospettiva!). Come cittadini, al di là delle diffuse - e purtroppo infruttuose - credenze, siamo fieri di sbandierare la "Lenticchia di Altamura" con marchio depositato presso l'Ufficio Italiano Brevetti dal Centro Studi "Lino, Lana, Lenticchia", istituito dall'altamurano Franco Stasolla ed iscritto all'Albo Nazionale dei Prodotti Tipici.
E poi il tradizionale agnello, animale sacrificale per eccellenza tra le popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo. Per cercare di delineare una stima generale del consumo di carne di agnello registrato durante le festività natalizie abbiamo contattato il Consorzio Macellai della Murgia che ha ritenuto di non rivelare alcun dato richiesto per segreto professionale. Ma il conto è presto fatto. Ad Altamura sono attive circa 90 botteghe di carni, ne abbiamo raggiunte alcune telefonicamente riportando una media di vendita di agnelli pari a 30 per ognuna di esse. Una elementare operazione di moltiplicazione ci mostra il suo prodotto. Le preparazioni con la carne d'agnello sono numerose, in forno, in umido, alla cacciatora, alla brace, in sugo o impanato e fritto. Certo che il numero alto degli agnelli macellati in un lasso di tempo relativamente breve, ci lascia, di contro alla fede d'appetito, con l'amaro in bocca.
Ma forse ha un sapore ancor più aspro il rimando al suo valore metaforico. Pensare ad un anno che verrà pieno di agnelli esperti in attività leccatoria, abili nel seguire il buon vento che giovi solo al proprio molino, abituati a tralasciare panoramiche lungimiranti per il bene del paese, francamente diventa un elemento del tutto indigesto.
Il nostro proposito come redazione è quello di dimostrarci, come sempre, scevri dal vivo "asservilismo" che accomuna i più deboli e liberi da ogni qualsivoglia forma di schiavitù ideologica.
E che possa essere solo uno tra gli esempi per i nostri "agnelli".
E poi il tradizionale agnello, animale sacrificale per eccellenza tra le popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo. Per cercare di delineare una stima generale del consumo di carne di agnello registrato durante le festività natalizie abbiamo contattato il Consorzio Macellai della Murgia che ha ritenuto di non rivelare alcun dato richiesto per segreto professionale. Ma il conto è presto fatto. Ad Altamura sono attive circa 90 botteghe di carni, ne abbiamo raggiunte alcune telefonicamente riportando una media di vendita di agnelli pari a 30 per ognuna di esse. Una elementare operazione di moltiplicazione ci mostra il suo prodotto. Le preparazioni con la carne d'agnello sono numerose, in forno, in umido, alla cacciatora, alla brace, in sugo o impanato e fritto. Certo che il numero alto degli agnelli macellati in un lasso di tempo relativamente breve, ci lascia, di contro alla fede d'appetito, con l'amaro in bocca.
Ma forse ha un sapore ancor più aspro il rimando al suo valore metaforico. Pensare ad un anno che verrà pieno di agnelli esperti in attività leccatoria, abili nel seguire il buon vento che giovi solo al proprio molino, abituati a tralasciare panoramiche lungimiranti per il bene del paese, francamente diventa un elemento del tutto indigesto.
Il nostro proposito come redazione è quello di dimostrarci, come sempre, scevri dal vivo "asservilismo" che accomuna i più deboli e liberi da ogni qualsivoglia forma di schiavitù ideologica.
E che possa essere solo uno tra gli esempi per i nostri "agnelli".