Bartolomeo Smaldone

Eppure donna

Calpesto prima me stessa poi il fondo bianco...

Calpesto prima me stessa poi il fondo bianco
dove i miei passi si sovrappongono ai tuoi
So scolpire, scalfire il legno
così ho fatto un busto che ti somigliasse
e l'ho chiamato ceppo
Conosco le sue venature una ad una
Ma non conosco te
non come vorrei
Eppure sono donna e tu mi annusi
come l'esalazione di una bottiglia di rhum
e mi muovo con disinvoltura tra quello che vorrei
e quello che sai darmi
Possibile che tu non riesca a vedermi
nemmeno quando mi pettino davanti alle vetrine
prima di incontrarti nella stessa stanza
dove benedissi la nostra inverecondia?
Eppure sono donna e i miei seni sono parte di me
non la scala per giungere a me
e questo corpo pure sono io
e non muove un passo che non sia dettato dalla mia ragione
Abbandonami, abbandona questa idea delirante
Un numero imprecisato di anni
mi farà ritornare quella che ero
o sarà il freddo di questa strada a svegliarmi
ad accendere il mio ventre, il mio respiro, la mia bocca

Poesia tratta dal libro "Gente"


Bartolomeo Smaldone

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