La città
Abbattere le barriere architettoniche per tutelare i diritti dei diversamente abili
Cinque professionisti a lavoro per stilare il Peba
Altamura - sabato 8 agosto 2015
Cinque curriculum per altrettanti professionisti con un obiettivo ben preciso: rendere Altamura una città senza barriere architettoniche.
"Una questione di civiltà" la definisce Michele Disabato, presidente della cooperativa Vita e uno dei promotori dell'iniziativa insieme al Disability Manager, Rino Iacovetti, e ai tre tecnici Francesco Fusilli, Raffaele Cataldi e Vincenzo Mangialardo. Un progetto nato lo scorso anno con il protocollo d'intesa tra la Cooperativa Vita, il Comune di Altamura e il Comitato per l'abbattimento delle barriere architettoniche (Caba) e che oggi trova concretezza in un progetto ben più ampio: lo studio e la definizione del Piani per l'Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).
Introdotti per legge nel 1986, i Peba sono rimasti nel cassetto delle buone intenzioni per la maggior parte dei Comuni italiani. "Da circa 28 anni i Comuni hanno a disposizione uno strumento per attivare meccanismi di rilevazione, controllo, progettazione e pianificazione per superare le barriere esistenti e prevenirne di nuove, analizzare i costi degli interventi, mettere queste voci di spesa in bilancio, il tutto per avere una città accessibile, uno spazio urbano per tutti, bambini, adulti, anziani e anche disabili" aggiunge Rino Iacovetti.
"Il Peba per ogni singolo Comune rileva e classifica le barriere presenti negli spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, arredo urbano) e negli edifici di proprietà dell'amministrazione comunale. Una volta monitorata la situazione urbana, è possibile studiare soluzioni progettuali per l'eliminazione delle barriere presenti e fare una prima stima dei costi" aggiunge il Disability Manager.
Il Piano, al pari di qualsiasi progetto di pianificazione urbana, mira a coordinare le misure di intervento per l'accessibilità e l'inclusione sociale, prevedendo l'eliminazione delle barriere e pianificando il miglioramento degli aspetti che riguardano la fruizione di spazi, edifici e servizi pubblici.
"Uno strumento che consente praticamente di garantire pari diritti a tutti i cittadini". Di qui l'idea di metter a disposizione della comunità, professionalità e competenze per rendere Altamura una città vivibile anche dai disabili.
"Le barriere architettoniche sono spesso figlie delle barriere culturali – ribadisce Disabato – per questo è difficile eliminare le prime se non si cancellano le seconde. Ed è impossibile farlo se non si ascolta chi questi problemi li vive quotidianamente sulla propria pelle. Difficilmente – prosegue il presidente della Cooperativa Vita - negli studi di progettazione, negli uffici tecnici dei Comuni ed ancora meno in sede di legiferazione, le persone disabili possono portare le loro personale esperienza, suggerire le soluzioni più adatte per essere liberi di muoversi in città e persone veramente indipendenti. Troppo spesso ci si limita alla mera applicazione della normativa vigente, per quanto adeguata essa sia, senza contare che le esigenze dei disabili sono altre".
Per questo il percorso che i cinque professionisti hanno proposto al Municipio, e che almeno a parole ha già incassato il sostegno del primo cittadino, vuole essere innanzitutto un "percorso educativo" ancor prima che un progetto tecnico.
"Una questione di civiltà" la definisce Michele Disabato, presidente della cooperativa Vita e uno dei promotori dell'iniziativa insieme al Disability Manager, Rino Iacovetti, e ai tre tecnici Francesco Fusilli, Raffaele Cataldi e Vincenzo Mangialardo. Un progetto nato lo scorso anno con il protocollo d'intesa tra la Cooperativa Vita, il Comune di Altamura e il Comitato per l'abbattimento delle barriere architettoniche (Caba) e che oggi trova concretezza in un progetto ben più ampio: lo studio e la definizione del Piani per l'Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).
Introdotti per legge nel 1986, i Peba sono rimasti nel cassetto delle buone intenzioni per la maggior parte dei Comuni italiani. "Da circa 28 anni i Comuni hanno a disposizione uno strumento per attivare meccanismi di rilevazione, controllo, progettazione e pianificazione per superare le barriere esistenti e prevenirne di nuove, analizzare i costi degli interventi, mettere queste voci di spesa in bilancio, il tutto per avere una città accessibile, uno spazio urbano per tutti, bambini, adulti, anziani e anche disabili" aggiunge Rino Iacovetti.
"Il Peba per ogni singolo Comune rileva e classifica le barriere presenti negli spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, arredo urbano) e negli edifici di proprietà dell'amministrazione comunale. Una volta monitorata la situazione urbana, è possibile studiare soluzioni progettuali per l'eliminazione delle barriere presenti e fare una prima stima dei costi" aggiunge il Disability Manager.
Il Piano, al pari di qualsiasi progetto di pianificazione urbana, mira a coordinare le misure di intervento per l'accessibilità e l'inclusione sociale, prevedendo l'eliminazione delle barriere e pianificando il miglioramento degli aspetti che riguardano la fruizione di spazi, edifici e servizi pubblici.
"Uno strumento che consente praticamente di garantire pari diritti a tutti i cittadini". Di qui l'idea di metter a disposizione della comunità, professionalità e competenze per rendere Altamura una città vivibile anche dai disabili.
"Le barriere architettoniche sono spesso figlie delle barriere culturali – ribadisce Disabato – per questo è difficile eliminare le prime se non si cancellano le seconde. Ed è impossibile farlo se non si ascolta chi questi problemi li vive quotidianamente sulla propria pelle. Difficilmente – prosegue il presidente della Cooperativa Vita - negli studi di progettazione, negli uffici tecnici dei Comuni ed ancora meno in sede di legiferazione, le persone disabili possono portare le loro personale esperienza, suggerire le soluzioni più adatte per essere liberi di muoversi in città e persone veramente indipendenti. Troppo spesso ci si limita alla mera applicazione della normativa vigente, per quanto adeguata essa sia, senza contare che le esigenze dei disabili sono altre".
Per questo il percorso che i cinque professionisti hanno proposto al Municipio, e che almeno a parole ha già incassato il sostegno del primo cittadino, vuole essere innanzitutto un "percorso educativo" ancor prima che un progetto tecnico.